Grande Fratello, no grazie 2

Proibire la pubblicazione delle trascrizioni telefoniche è un attentato alla libertà di stampa o una misura di tutela delle libertà individuali? Personalmente, sono sempre molto infastidito quando vedo pagine e pagine di giornali riempite dai brogliacci delle intercettazioni. Non mi pare una prova di buon giornalismo. Tanto per cominciare, le trascrizioni cambiano da giornale a giornale: il che vuol dire che quello che si pretende essere un documento fedele viene manipolato in redazione. Soprattutto, la pubblicazione delle intercettazioni non sembra fornire al pubblico alcun elemento di giudizio serio, ma solo dargli in pasto particolari pruriginosi, battute sapide, linguaggio da caserma, cose che poi danno adito a dotte discussioni sociologiche, moraliste ed ipocrite. Particolare ancor più decisivo, in nessun altro paese dell’Occidente i giornali danno in pasto ai lettori questo tipo di materiale.
La pubblicazione delle intercettazioni è uno degli aspetti della deriva gossipara del giornalismo italiano, un modo furbetto che i giornalisti hanno per non assumersi le responsabilità della notizia che danno, nascondendosi dietro la pretesa ‘oggettività’ delle trascrizioni.
Soprattutto, a mio avviso, è illegale, e viola uno dei sacrosanti diritti costituzionali del cittadino.

Non mi trovo d’accordo quindi col Procuratore aggiunto di Torino, Bruno Trinti (autore di un bel libro sulla malagiustizia intitolato “Toghe Rotte”) quando scrive nel blog ‘Uguale per tutti’ a proposito di intercettazioni che "Non è vero che le intercettazioni vengano pubblicate abusivamente e che quindi bisogna intervenire per bloccare questo malcostume: esse compaiono sui giornali quando è caduto il segreto investigativo, cioè quando l’imputato e i suoi difensori le conoscono, ad esempio perché sono riportate in un provvedimento del giudice che li riguarda (ordinanza di misura cautelare, di sequestro, di perquisizione etc.). Quindi, quando vengono pubblicate, sono pubbliche: non c’è nessun abuso."

Davvero? Mi pare di ricordare, da miei lontani studi di diritto che l'articolo 15 della Costituzione dica: "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge."

Dunque, il fatto che l’autorità giudiziaria possa disporre intercettazioni, non significa che poi queste intercettazioni possano essere lecitamente pubblicate. Il segreto delle comunicazioni, garantito dalla Costituzione, è “inviolabile”, e può essere limitato solo per fini di giustizia. “Limitato”, cioè compresso, ma mai venire meno.

Dire che non c’è nessun abuso in questo continuo spiattellamento di intercettazioni, sarebbe come affermare che una volta che la Polizia abbia fatto una perquisizione in una privata abitazione, essa cessa di essere privata, e ci possono entrare tranquillamente le telecamere. Eh, no, il domicilio rimane inviolabile (art. 14 della Costituzione), anche se ci sono entrati i Carabinieri col mandato: loro dentro, tutti gli altri fuori.
Ed infatti, anni fa, la troupe di un programma di tv verità che andava al seguito delle forze dell’ordine entrando in privati appartamenti in occasione di perquisizioni domiciliari, si beccò una bella denuncia per violazione di domicilio.

Qual è, prego, la differenza tra il diritto all’inviolabilità del domicilio e il diritto all’inviolabilità delle comunicazioni? Vorrei saperlo.

Se fosse vero che la libertà di stampa è prevalente rispetto a questi diritti costituzionalmente garantiti (cosa aberrante, perché in uno Stato liberale i diritti dell'individuo vengono sempre prima dei diritti sociali), allora si dovrebbero consentire le intercettazioni direttamente ai giornalisti: ma fortunatamente la libertà di origliare non c'è da nessuna parte.

Dunque: le intercettazioni sono un indispensabile strumento di indagine, che sarebbe sbagliato limitare, ma la loro pubblicazione è una violazione di un diritto costituzionalmente garantito. Che bisogna difendere, anche se magari non ci conviene.

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Vedi anche "Grande Fratello, no grazie"

Commenti

  1. Il Procuratore di Torino scrive anche che : “Non è vero che esista un problema sicurezza pubblica: il numero dei reati commessi è in costante flessione.” . Sorprendente: come fa la delinquenza ad essere in ribasso, se il sistema giudiziario è conciato nel modo che sappiamo, e che lo stesso ha ben testimoniato nel suo libro ‘Toghe rotte’? I Ladri si sono stufati di giocare per mancanza delle Guardie?

    Se l’efficienza del sistema giudiziario è una variabile indipendente dell’andamento della criminalità, allora vuol dire che la giustizia italiana non è solo inefficiente, è proprio irrilevante.

    Forse è più corretto dire che sono in ribasso le denunce dei reati, non i reati stessi. E questo è un altro aspetto – non meno preoccupante - della sfiducia dei cittadini nei confronti dello Stato.

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  2. Articolo 616 - Violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza
    Chiunque prende cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa, a lui non diretta, ovvero sottrae o distrae, al fine di prendere o di farne da altri prendere cognizione, una corrispondenza chiusa o aperta, a lui non diretta, ovvero, in tutto o in parte, la distrugge o sopprime, e' punito, se il fatto non e' preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la reclusione fino a un anno o con la multa da lire sessantamila a un milione. Se il colpevole, senza giusta causa, rivela, in tutto o in parte, il contenuto della corrispondenza, e' punito, se dal fatto deriva nocumento ed il fatto medesimo non costituisce un piu' grave reato, con la reclusione fino a tre anni. Il delitto e' punibile a querela della persona offesa. Agli effetti delle disposizioni di questa sezione, per "corrispondenza" si intende quella epistolare, telegrafica, telefonica, informatica o telematica ovvero effettuata con ogni altra forma di comunicazione a distanza (1). (1) Comma cosi' sostituito dall'art. 5, L. 23 dicembre 1993, n. 547.

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  3. ... resse a conoscere" avrebbe dovuto essere assolto.

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