Grande Fratello, no grazie

Quello di pubblicare i testi delle trascrizioni delle intercettazioni è un malcostume che speravo fosse finito per sempre.
La Costituzione garantisce la libertà e segretezza delle comunicazioni, ma qui succede che se conosco un tale che viene intercettato rischio che i fatti miei diventino di dominio pubblico, anche quando non hanno rilevanza penale.
Siamo insomma all’istituzionalizzazione del gossip a spese dei contribuenti, al moralismo peloso esercitato guardando dal buco della serratura. E chi si salva più? Tutti noi abbiamo detto in privato cose che non ripeteremmo in pubblico, scagli la prima pietra che non l’ha mai fatto.
Mentre ballano sul cadavere politico di certi personaggi, come tricoteuses davanti alla ghigliottina, ipocritamente i quotidiani aprono dibattiti sul tema se sia morale e lecito pubblicare le intercettazioni; intanto ne fanno man bassa e ci riempiono pagine intere: una manna in periodi agostani in cui non succede nulla. Senza contare che questi testi cambiano a volte significativamente da un giornale all’altro, mentre logicamente dovrebbero essere tutti uguali, non essendo altro che copie delle stesse trascrizioni: la promessa di farci sapere la verità nuda e cruda, sia pure appresa origliando, si dimostra chiaramente falsa.
Chi si erge a paladino della libertà di informazione non dimentichi il potenziale lesivo delle libertà civili che c’è nella violazione sistematica della segretezza delle conversazioni.
Grande Fratello, no grazie.

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