Chiamalo colposo...


Orfano di madre, investita e uccisa davanti ai miei occhi da un pregiudicato che non aveva voglia di attendere al semaforo rosso (avevo quattordici anni), conosco il dolore di chi perde un congiunto per la più stupida e tragica delle morti: quella causata dagli incoscienti al volante. Quindi merita un plauso il Gup Marina Finiti del Tribunale di Roma che ha riconosciuto colpevole del reato di omicidio volontario con dolo eventuale Stefano Lucidi, l'uomo che imbottito di alcol e droga il 22 maggio scorso investì ed uccise due fidanzati in scooter all'incorcio tra via Nomentana e Viale della Regina.

La sentenza è stata definita 'rivoluzionaria' perchè per la prima volta non si è contestato l'omicidio colposo ma quello volontario. “Dolo eventuale” vuol dire che un soggetto pone in essere una condotta pericolosa, consapevole che esiste la possibilità che potrebbero derivarne eventi dannosi ulteriori e tuttavia accetta il rischio di cagionarli.

Ai non addetti ai lavori potrà sfuggire il significato davvero innovativo di questa decisione. Allora dirò che per giurisprudenza costante (che è un altro modo per definire la pigrizia interpretativa), le morti causate dalla circolazione stradale vengono normalmente derubricate a ‘omicidio colposo’ cioè involontario. Dove il 'colposo' ha fatto evidentemente dimenticare che di vero omicidio si tratta, con un morto vero. Le conseguenze per il condannato sono minime, ed anzi gli viene restituita la patente e può continuare a guidare come nulla fosse.


Sfumature, di quelle in cui i giuristi puri sguazzano. Perchè è del tutto arbitrario affermare che un atto foriero di danni sia meno grave solo perchè uno non ne vuole tutte le conseguenze. Personalmente ritengo che gli incoscienti siano doppiamente colpevoli: per il danno che fanno, e perchè sono stupidi, e dunque pericolosi. Non disse del resto Talleyrand dell'assassinio  del Duca di Enghien: 


"E' peggio che un crimine, è uno sbaglio"?



Perchè commettere uno sbaglio è assai peggio che commettere un delitto, e ancora più inescusabile. 

Ottomila morti all’anno, una vera strage, queste sono le dimensioni del fenomeno. Praticamente non c’è famiglia italiana che non abbia in casa un lutto per questa ragione. Compresa la mia.

Eppure si continua pudicamente a parlare di “incidenti”, come se fossero tanti isolati accadimenti che piovono dal cielo, anziché fatti causati dall’uomo e perfettamente evitabili. Si invoca 'tolleranza zero' per le morti bianche nei cantieri, ma non per le morti stradali. Ci sono morti di serie A e di serie B.
L’Italia orgogliosa di essere all’avanguardia contro la pena di morte pratica invece diffusamente il sacrificio umano, offrendo un olocausto annuale all’altare del dio futurista del progresso, l’Automobile.

Finora, i nostri PM contestavano solo l’omicidio colposo, anche in quei casi in cui il guidatore fosse imbottito di alcool e droga. La decisione del Tribunale di Roma - che fa giurisprudenza per i casi futuri - ha allora il merito di dichiarare che il re è nudo, che le leggi già c'erano, bastava interpretarle con maggiore severità, anziché assistere passivamente allo stillicidio delle morti stradali. Meglio tardi che mai.

Da oggi chi uccide qualcuno al volante di una macchina viene riconosciuto per quello che è: un assassino.
Quanti altri morti dovranno essere seminati sulle strade per convincere i nostri tutori della legge ad applicarla con maggior rigore?


Commenti

  1. Interessante post di Bruno Tinti, fino a ieri Procuratore Aggiunto di Torino, da oggi libero cittadino.

    http://chiarelettere.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=2107754

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