Tolleranza zero, compagno?

Come sindacalista (sono Segretario Nazionale della Cida-Unadis), e come lavoratore, il 1° Maggio è anche una mia festa. Però devo dirlo, mi fa sempre una certa impressione, ascoltare i discorsi dei segretari dei sindacati confederali, che rappresentano ormai, molto più che i lavoratori, i pensionati. E tra i lavoratori, molto più i privilegi di chi il lavoro lo ha, di chi lo vorrebbe avere. L'impressione, insomma, è che la nostra grande nazione sia come l'orwelliana fattoria degli animali, dove tutti sono uguali, certo, ma alcuni sono più uguali degli altri.
Proprio oggi c'è stato un altro incidente mortale sul lavoro. E alla manifestazione di Torino il segretario CGIL Epifani - che aveva a fianco un assenziente Fausto Bertinotti - ha chiesto "Tolleranza Zero" per chi causa morti sul lavoro.

Tolleranza Zero? Ma non era un concetto di destra? E della destra più bieca? Ci sarebbe molto da dire su come vengono malamente fraintesi concetti che arrivano da oltreAtlantico: in America la politica di Tolleranza Zero è stata il frutto più riuscito di un'azione bipartisan condotta dal Presdiente Clinton, e dal Sindaco di New York Rudy Giuliani, che ha ridotto notevolmente la criminalità.
Quindi, sgombrato il campo dall'equivoco mi chiedo: questa richiesta di fermezza vale solo per le morti sul lavoro? O non per tutte le occasioni in cui la vita di un cittadino innocente viene distrutta? Vale per le rumene che hanno ucciso a ombrellate una ragazza nella metro di Roma? Vale per le ottomila vittime all'anno dell'incoscienza al volante (come la mi povera mamma)? Insomma il valore della vita è uguale per tutti e merita sempre di essere tutelato?
O ancora una volta, siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri?



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