Facciamo l'amore!!!

Sorpresi a fare sesso nel confessionale”, titola un giornale. Mi colpisce non la trasgressività provinciale dei due cialtroni romagnoli che non trovano posto migliore per lasciarsi andare di una chiesa, ma quanto sia entrata nell’uso corrente una espressione così volgare e americaneggiante come “fare sesso”. Poche parole sono state così dirompenti, nel costume, ed al tempo stesso così densamente significative.

Una volta si sarebbe detto “fare l’amore”, e d’accordo, non era vero amore, spesso, era sempre il buon vecchio sesso. Ma chi “faceva l’amore” o meglio, “all’amore”, si concepiva come una unità di corpo ed anima. Si fingeva l’amore, forse, ma non lo si negava: semplicemente ci si esercitava mimando, in vista di qualcosa di più importante e serio. Poteva essere la storia di una sera, la classica botterella, ma l’occasionale compagna era pur sempre una persona. Non si poteva non esserne coinvolti, almeno un po'. E un gentiluomo non doveva mai lasciarla con la sensazione di essere stata usata. Bastava poco in fondo, per accomiatarsi con classe: una rosa, un invito a pranzo, un bacio. Tutto questo non c’è più.

Soprattutto, non sembra interessare più alle donne. La prima volta che ho sentito dire "fare sesso" è stato in bocca a Sharon Stone, in ‘Basic Instinct’. Il personaggio che interpretava, freddo e anaffettivo, diventò una istant icon del femminismo. Il messaggio era: ci si può divertire con gli uomini però senza coinvolgersi, senza indulgere in fantasticherie romantiche. Gli uomini sono oggetti usa e getta, nel film persino da uccidere, nella vita normale da negare ed umiliare. La reciproca strumentalizzazione, lungi dal dover essere esorcizzata, viene accettata e persino esibita. Come disse una signora di mia conoscenza, al termine di un breve viaggio, con ammirevole chiarezza: “sì, ti ho usato, tutti si usano”.

Questo passaggio, per usare il linguaggio femminista anni ’70 (Elvira Banotti e Carla Lonzi docent) consiste nell’ "ufficializzazione della trivialità del coito”. Solo che a differenza della femminista old fashion, non c’è più il rifiuto della penetrazione. La separazione femminista viene coltivata in altro modo, impermeabilizzando il settore degli affetti. Si può penetrare un corpo, ma mai, per questa via, arrivare ad un’anima. Gli uomini riconoscono in questa paura dei sentimenti la loro stessa paura atavica, solo che un tempo la superavano proprio grazie all’incontro con una donna che li portava ad un livello più alto di consapevolezza.

Ma chi è la donna d’oggi?” si chiede Eric Zemmour: “un maschio travestito”. È la parità, bellezza. In fondo Catherine Tramell, il personaggio della Stone, era omosessuale sia quando andava con le donne che con gli uomini: un maschio che va con i maschi. Si moltiplicano le defaillances, e non perché – come ci vogliono far credere - gli uomini si sentano spiazzati da una donna più consapevole e padrona di sé. No: semplicemente perché percepiscono il mascolino che c’è in chi hanno davanti, e lo rifiutano. Non tutti abbiamo inclinazioni omosessuali.

Fare sesso” è un’espressione triviale, come ‘One night stand’ o ‘sessione’. Una terminologia tipica del nostro tempo che assegna al sesso un valore consumistico, superficiale, epidermico, egocentrato, limitato a un contatto esclusivamente genitale che esclude a priori qualunque intimità. Un eros semplificato, senza thanatos, da fast food. Si "fa sesso" così come si espleta una funzione fisiologica o un impegno sociale. Qualcosa che si fa con altri però rimanendo rigorosamente da soli. Ci si considera dei falliti, degli sfigati se non si “fa sesso”, mentre è socialmente accettabile non avere una storia solida, un affetto, dei sentimenti, persino – che vecchiume – dei figli. Ci si prende un fuckbuddy per una sorta di onanismo a due, e non ci si chiede perché, se c’è tanta intesa sessuale, non ci può essere dell’altro. Non ci deve essere altro, occorre che siamo a disposizione per il consumo, atomizzati e soli, in questo mondo di singles che si cercano affannosamente senza mai trovarsi.

Fare sesso” è una funzione della paura, paura di essere coinvolti, paura dei sentimenti, paura di amare e di lasciarsi andare.
Torniamo a "fare l’amore", per piacere.

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In figura la locandina del film "Facciamo l'amore" con Marylin Monroe ed Yves Montand.

Commenti

  1. Bel post. Leggi anche questo artiolo, sullo stesso tema: Basta sesso, parliamo d'amore

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  2. Onestamente mi sembra un pò troppo maschilista! Son d'accordo che si è strumentalizzato il sesso, che si è persa la poesia e che si la donna abbia ricercato la parità anche in questo! Ma rimane sempre il fatto che a decretare che una relazione non deve andare oltre la serata, è, nella stragrande maggioranza dei casi, sempre l'uomo! Per tutte le sue paure e insicurezze, per la continua voglia di ricerca, senza mai darsi del tempo e concedere alla sua partner di farsi conoscere e apprezzare anche sotto altri punti di vista! Per la voglia di continuare a soddisfare quel suo senso di conquista. La donna anche, ed ora uso un termine volgare di proposito, "in una scopata", ci mette quasi sempre del sentimento, non è mai materiale e superficiale come può esserlo un uomo! La donna il giorno dopo si aspetta la telefonata, o addirittura se si è dormito insieme, una carezza un gesto d'affetto; l'uomo in questo sa essere molto freddo e distaccato, facendoti sentire una puttana! Ecco perchè abbiamo iniziato ad avere il vostro stesso metodo di misura, perchè dalla notte dei tempi, le donne più libertine che non hanno voglia di impegnarsi o semplicemente hanno le stesse paure degli uomini, perchè ci sono, vengono cmq e sempre considerate delle poco di buono, mentre l'uomo rimmarrà sempre e cmq un playboy (anche il termine, letteralmente tradotto, uomogioco!).

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  3. È un bel lapsus freudiano considerare a priori 'maschilista' un punto di vista che è soltanto 'maschile'. E perchè poi 'maschilista' = cattivo e 'femminista' = buono? Poi ci si lamenta che tra uomini e donne non ci si parla...
    Come pure è un comodo manicheismo pensare che uomo = superficiale e materiale, e donna = tenerezza e sentimento. Suvvìa…

    I pregiudizi portano fraintendimenti. Quello che dico è che imitare gli uomini su questo campo non risolve i problemi, li raddoppia solamente. È parità anche questa, d’accordo, ma una parità al ribasso. E se scrivo "Gli uomini riconoscono in questa pura dei sentimenti la loro stessa paura atavica" in cosa sarei maschilista? Mi pare un onesto riconoscimento che i primi a non sapere ricollegare sesso e sentimenti siamo noi.

    Temo che il problema sia in quel "fare sesso" che un tempo era il punto di arrivo, e oggi il punto di partenza. Cosa che preclude quella decantazione che permette di elaborare i sentimenti, e anche, perché no, di sviluppare la curiosità che porta alla voglia di conoscersi più intimamente.
    Si dice “fare sesso” appunto perché si esclude a priori che potrà mai essere un ‘fare’, cioè ‘costruire’, l’amore. Infatti, nella mia (scarsa) esperienza, quando si è partito da lì, non si è andati molto avanti.

    E credimi, donne che fanno sentire il giorno dopo l'uomo di turno un "puttano", che ti guardano ciniche e ti dicono "questa è stata solo una 'one night stand' ", persino fiere della loro durezza di cuore, esistono eccome ed, ahimè, le ho incontrate. E non immagino di essere stato l'unico.

    Grazie di aver visitato il mio sito. Cordialità
    D

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  4. FIGURATI...
    potremmo disquisire per ore sull'argomento e non so se mai arriveremmo a un dunque paritetico!
    Cmq son d'accordo sul dire che il sesso deve essere il punto di arrivo enon quello di partenza!
    Mi spiace se hai incontrato donne col cuore di pietra che ti hanno usato solo per il loro piacere fisico, ma hai mai pensato cosa possa aver portato tali donne a reagire così? Non ti sfiora l'idea che forse loro son state trattate allo stesso modo prima di trattare così?!

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  5. Mah, pensare alla donna sempre come ‘vittima’ di qualcosa, suvvia, anche questo è uno stereotipo. E comunque non sono un bacchettone, la notte di ginnastica gratis e senza impegno può anche farmi piacere.

    Quello che intendevo è che chi dice ‘fare l’amore’ pensa sempre al plurale, chi dice ‘fare sesso’ resta egocentrato e chiuso in sé, persino in un momento che dovrebbe essere di massima apertura. E questo è un (brutto) segno dei tempi.

    Non che una notte debba voler dire ‘tutto’, ma tra il tutto e il niente ci sono tante (piacevoli) sfumature che il cinismo mecccanico del 'fare sesso' ci fa perdere.

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