Dialoghi 2

Sera. Una festa “wine and cheese” a casa di Patrick. I suoi parties negli anni Novanta erano proverbiali, per la quantità di gente più disparata che riusciva a mettere insieme. Poi è andato a vivere nel Chianti, ma ogni tanto ritorna, e i suoi inviti sono sempre ambitissimi: c’è sempre bella gente. Infatti, mi presenta una bella figliola, che definisce “molto simpatica e molto in gamba” e che mi attacca subito bottone.

Stiamo parlando assai piacevolmente delle diverse qualità di prosciutto, quando si allontana per prendere un pezzetto di formaggio e un po' di vino.
Quando ritorna, comincia ex abrupto a parlare da sola:

“Uffa, ma come si fa?”
Eh?

“Eh sì, ma porca miseria... sono caduti di nuovo i server... grrrr… sono giorni che i server dove lancio i processamenti si incasinano. Noi non abbiamo neppure UPS sufficienti e stiamo per firmare un contratto in cui garantiamo un servizio in real time. È una vergogna non avere i soldi per comprare le licenze dei software. Come potremmo garantire una efficienza del 98%? Ci beccheremo multe su multe quando partirà il mega progettone. E quello che mi fa rabbia è che ci siamo appoggiati ai server del centro per essere più sicuri.....stabili. Invece appena c’è una variazione di corrente cade tutto... pensa che domenica scorsa la corrente è mancata, e lunedì mattina siamo arrivati che nella stanza dei server c’erano 80gradi. No, dico, ti rendi conto?”

Devo avere un punto interrogativo stampato sul naso. Ma di che sta parlando? È stato il Camembert a farle quell’effetto? Un minuto fa parlavamo di prosciutto.

Scopro con pazienza, e dopo molto sproloquiare, che la signorina che ho davanti è una ricercatrice universitaria in oceanografia. Studia la temperatura superficiale dei mari.

"Quindi sei un cervello che non è ancora fuggito all'estero?" domando ironico.
"No, perchè fuggire? Solo perche è paga è incerta? Perchè ho un assegno di ricerca che mi rinnovano ogni 6 mesi? Perchè non ho prospettive di un lavoro fisso per i prossimi 20 anni? Sono una sognatrice e tutto ciò non mi preoccupa".

La Patria ringrazia. Come faremmo ad aumentare il PIL senza voi vestali della scienza, che studiate la temperatura dei mari, la filologia ugro-finnica, o le scelte riproduttive delle zitelle della Germania Est?

Però se il cervello non è in fuga, io ora vorrei sfuggire al cervello. Il fatto è
che io sono allergico ai vermi, ai ragni e agli accademici, ed in più detesto tutte le donne il cui mestiere finisca con -grafa, siano esse coreografe, dattilografe o calligrafe. Mie innocue fisime, ma ho fatto un voto a San Giuseppe di non congiungermi mai più carnalmente con una professoressa universitaria, o me le farò tagliare come fece Origene. Comincio quindi a guardarmi intorno, sperando che qualcuno mi salvi. Niente. Patrick me la paga…

La piattola continua: “Io mi chiedo come potremo mai diventare il centro di eccellenza per l'oceanografia se i nostri server cadono un giorno si e uno no.”

Nei miei occhi sbarrati stanno passando dei messaggi luminosi con i led rossi a scorrimento, come quelli in Times Square a New York: “... chi se ne frega? E chi se ne frega? E chi se ne frega? E chi se ne …”. Io non ho soldi abbastanza per far funzionare il mio ufficio, e si tratta della Giustizia dello Stato, uno dei fondamenti del vivere civile. Chi se ne frega delle tue stupide ricerche? Pensi che non possiamo sopravvivere senza?

Mi sforzo di essere gentile, le chiedo: “E come li vedi ‘sti server? Via web?”

“Sì, tramite internet. Ma io lavoro in remoto via SSH, è un programmino windows che ti permette di lavorare in remoto ma non in ambiente grafico ma tanto io lavoro su unix lanciando procedure in batch”

…lo so, mastico qualcosa di informatica…

“ho davanti un periodo davvero frenetico: dal 22 al 24 sono in Lunigiana, dal 25 al 27 sono a Matera, dal 30 al 3 sono ad Atene, dall’ 8 all’11 sono a Podgorica, poi vado a Parigi, sempre per dei meetings... insomma non mi fermo mai.”

Tipico anche questo: l’accademico centauro, metà uomo metà scrivania. O passa il tempo schiaffato davanti a un pc in qualche buco di centro di ricerca, o saltabecca per il mondo come un canguro impazzito, per partecipare a qualche congresso in cui incontra gente esattamente uguale a lui, ed altrettanto noiosa. E quando viaggia, non guarda mai dal finestrino, perché ha sempre troppo da fare col pc.

“Quindi, quando ho capito che non c’era niente da fare ho deciso di venire qui da Patrick. Ma sono realmente seccata, odio sprecare tempo cosi quando ho ancora 10 giorni arretrati da processare”.

Non c’è che dire, è proprio il tipo “fully committed”. Una che vive per lavorare: mattino, pomeriggio, sera, notte, da lunedì a domenica, senza interruzione. Noi sfaccendati ci possiamo permettere di ‘sprecare’ il tempo a una festa, lei no. Dev’essere fantastico fare un lavoro così, deve dare una sorta di autoconsapevolezza, di senso pieno dell’esistenza, come digitare il proprio nome su Google o guardarsi nella telecamera a circuito chiuso di un supermercato. L’accademico vive in mezzo a noi, ma non è come noi poveri mortali: lui è in missione per conto di Dio, come i Blues Brothers, mica si può fermare sulle quisquilie.

“Beh, io vado. Mando un sms al sistemista cosi sa il casino che si troverà domani mattina. Allora ciao. Dammi il tuo telefono, magari quando ho tempo ti chiamo”.
“E quando hai tempo?” chiedo sardonico.
“Eeeeehhh, mai temo, vado sempre di corsa”.
“Appunto…”
“Beh, allora ciao” fa leggermente imbarazzata.
“Ciao”

Te invece, cara, ti dimenticherò immediatamente. Adios.


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