Autobomba a Kiev


Kiev, 9 settembre 2017
Un’auto bomba è esplosa ieri, in pieno centro a Kiev, tra le vie Basseyna e Velyka Vasylkivska, a due passi dal mercato di Bessarabka e del centro commerciale Arena City. Casualmente, ero a pochi metri di distanza. Due passanti, una donna e un bambino, sono tra i feriti.  È la seconda autobomba nel giro di pochi mesi, nella capitale ucraina. A giugno fu la volta di un alto ufficiale dei servizi segreti, Maksim Shapoval. L’anno scorso, un’altra auto bomba costò la vita al giornalista bielorusso Pavel Grigorievich Sheremet 
La vittima dell’attentato di ieri è Timur Mahauri, un ceceno cittadino georgiano, che fu processato nel 2014 in Turchia per l’assassinio di cinque ceceni. Mahauri fu assolto grazie alla testimonianza del Ministro dell’Interno georgiano Gia Lordkipanidze, poi diventato capo della polizia della provincia di Odessa, uno dei tanti stranieri chiamati dal presidente Poroshenko in posti di responsabilità in Ucraina. Mahauri era un nemico personale del presidente ceceno Ramzan Kadyrov e si dice sia implicato nell’attentato che uccise il leader ceceno Shamil Basayev. È noto che ha combattuto di recente nel Donbass nel battaglione Sheik Mansour, una delle tre unità volontarie di musulmani, in gran parte ceceni veterani della guerra contro i russi, che sono impiegati nella difesa di quel che resta degli oblast di Donetsk e Luhansk.
Artem Shevchenko, portavoce del Ministero dell’Interno, ha dichiarato che Mahauri era coinvolto in circoli criminali: pare che commerciasse in auto rubate. È noto del resto che tutti i battaglioni volontari si finanziano – in assenza di contributi da Kiev – con attività illecite. Inoltre, è una precisa strategia del governo far sì che questi combattenti operino in una zona legale grigia, ciò che li rende controllabili e ricattabili.
L’Ucraina ha ottenuto da poco l’entrata in vigore dell’accordo di associazione con l’Europa, la cui mancata firma fu all’origine dei moti di piazza poi noti come Euromaidan, che portarono alla fuga e destituzione del corrotto presidente Yanukhovich, ma la situazione nel frattempo appare molto deteriorata, con la clique del presidente Poroshenko che ha praticamente eliminato ogni opposizione interna. L’entrata in vigore dell’Accordo di Associazione, dunque, anziché venir salutata con favore, appare anche ai locali il venir meno dell’ultima leva che l’Europa aveva in mano per  costringere il governo a riforme non di facciata. La corruzione è più forte che mai: Transparency International classifica l’Ucraina al 131° tra 176 paesi del mondo, in scomoda compagnia con i paesi africani… e a parimerito con l’odiata Russia.  
Gli attentati in stile libanese nel pieno centro della capitale vengono accolti con disincantato fatalismo (per dire, sei anni fa, fece assai più notizia uno scontro con carambola nel pieno centro di Kiev). La strada teatro dell’attentato è rimasta chiusa per poche ore per consentire i rilievi, poi riaperta come nulla fosse. Davanti al luogo dell’attentato il complesso di Arena City ospita i night più esclusivi della capitale dove va la jeunesse dorée che vive benissimo nonostante il presente stato di guerra: vi si vedono auto di lusso, e ragazze vestite all’ultima moda.
Nel frattempo, lo scorso 29 agosto, la Russia è riuscita a inaugurare la prima campata di 6000 tonnellate del ponte ferroviario sullo stretto di Kerch, che dovrebbe spezzare l’isolamento territoriale della Crimea. Opera fortemente voluta dal presidente Putin, essa sembra costruita apposta anche per bloccare il residuo traffico commerciale verso il porto ucraino di Marjupol nel Mar d’Azov, che ormai la Russia tratta come un proprio mare interno chiudendovi la navigazione in barba al diritto internazionale.
Una volta completato, il ponte di 19 km, $3 miliardi il costo stimato, connetterà la Crimea alla terraferma russa. Si tratta di un’impresa titanica, complicata non solo dalle particolari condizioni atmosferiche dello Stretto, che fecero fallire analoghi progetti del passato, ma ancor di più dalla corruzione che sta divorando i fondi e che è all’origine di numerosi errori progettuali che stanno rallentando l’esecuzione dei lavori.
In più i fondi per il ponte sono stati distolti da altre opere infrastrutturali previste per la Russia asiatica, che appare sempre più abbandonata a sé stessa di fronte alla marea montante della demografia cinese che preme ai confini. 
La guerra tra le due sorelle ortodosse non sembra portare nulla di buono ad entrambe.

Pubblicato su Limes
http://www.limesonline.com/unautobomba-un-ponte-unassociazione-le-ultime-dallucraina/101443


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