Bordello Roma

Pare che Silvio Berlusconi farà arrivare a tutti i romani uno dei suoi pamphlet intitolato “Disastro Roma”. Il candidato premier si propone di smontare il mito del cosiddetto “Modello Roma” di Veltroni.
Fatica sprecata, perché chi abita a Roma sa benissimo quanto quel modello si nutra di molta immagine e di poca sostanza. Di Veltroni non v’è giornale che non parli acriticamente bene, basti guardare quell’autentico house organ del PD che è ormai il Corriere della Sera. Roma è rimasta, nei fatti, una città sbracata, dove i servizi funzionano quando vogliono, i parchi sono solo sulla carta. Molte iniziative, come le piste ciclabili, sono soltanto di facciata.

Ho abitato ed abito in periferia, prima a Pietralata poi ad Ostia, e posso constatare l’abbandono della città, la latitanza degli spazzini, l’allegra strafottente incompetenza e indolenza dei Vigili Urbani, una delle grandi assolute vergogne di questa metropoli. Mio padre invece abita al Nomentano, e non posso dire che lì la mano del Comune si faccia sentire di più. Quanto al centro, è forse la zona più curata, ma ormai è diventato una Disneyland per turisti, con gelatoni al neon che occhieggiano da vicoli un tempo silenziosi. Tutto è poi ricoperto da una uniforme melassa di macchine clacsonanti.
Come far rispettare le regole, del resto, quando il primo a violarle è lo stesso Comandante della Municipale?

Va considerato l'elemento indigeno, una popolazione tra le più maleducate e villane d'Italia, sempre impermeabile a concetti come l'educazione civica: cacca sui marciapiedi, monnezza, macchine parcheggiate male, caos la notte intorno ai locali notturni. Governare una plebe simile, ce ne vuole: ma certo è che non ci si è nemmeno provato. Vedere, per contro, come è stata risollevata dal degrado New York.

Non è irragionevole dunque pensare che il "modello Roma" possa fare la stessa fine del “Rinascimento Napoletano” di Bassolino, scoppiare come una bolla di sapone.

Se c’è un merito di Veltroni è la fine della subordinazione culturale del centro verso il nord d’Italia. Persino il Corrierone, quando parla di Roma, scrive ora “la Capitale”, e con la maiuscola.
Occorrerebbe non dimenticare che razza di sindaci ha avuto Roma negli anni ‘80: Signorello, Carraro, Pietro Giubilo. Una sfilza di impresentabili ed imbarazzanti mediocrità. Rutelli e Veltroni almeno possono ricevere i capi di stato stranieri senza che essi si debbano domandare se per caso non sono atterrati in Albania.

Veltroni, candidato premier, promette di riportare il baricentro della politica su Roma, rispetto a un PDL troppo nord-centrico. Il ritorno di Alitalia a Fiumicino è un passo incoraggiante, e persino l’Expo a Milano appare come un necessario contentino diplomatico all’ex capitale morale, che in cambio non brontolerà quando Roma chiederà le Olimpiadi. Ma basterà questo per convincere l'elettorato del Nord?

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Vedi il pezzo del New York Times sul degrado della Via Appia



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