La lobby che tiene famiglia

"Gli ordini professionali ... si batteranno [contro le liberalizzazioni ] per conservare il diritto di autogoverno e di cooptazione. Sosterranno che questi diritti vengono esercitati nell’interesse della comunità e servono a garantire la qualità del servizio prestato. Sono argomenti discutibili, spesso infondati, ma le corporazioni possono contare ... sulla complicità di una parte importante del Paese ... ogni cittadino sa che la sconfitta di una corporazione può preannunciare la fine della propria.
Vi è una vecchia leggenda che occorre forse sfatare. Gli italiani non sono individualisti. Il «particulare» di cui parlava Guicciardini non è l’interesse del singolo cittadino, deciso a realizzare se stesso in libera gara con coloro che praticano lo stesso mestiere e hanno le stesse ambizioni. Il «particulare» italiano è l’interesse di gruppi organizzati in cui l’individuo è anzitutto socio, collega, sodale, fratello, compare ...
Le corporazioni diffidano del merito. Sanno che l’applicazione di questo criterio per il reclutamento e la promozione delle singole persone introduce nella professione un intollerabile elemento di imprevedibilità ed è un attentato al diritto di cooptazione. Gli avvocati, i notai, i professori universitari e altri membri di antiche professioni liberali si considerano comproprietari di un sodalizio cui debbono poter accedere anzitutto i figli, i congiunti, gli allievi, i collaboratori fedeli. È questa la ragione per cui in Italia i pubblici concorsi vengono spesso ritardati, rinviati, aggiustati o più semplicemente aggirati con il sistema della chiamata personale, del reclutamento clientelare o dell’ope legis. Il merito come criterio di scelta rappresenta per tutte le corporazioni un fastidioso fattore di disturbo. È meglio cooptare sulla base di altri criteri: i legami di sangue, lo scambio di favori o la fedeltà.
... Le società di mestiere, con i loro statuti di autoprotezione, hanno svolto in alcuni momenti un ruolo utile al Paese. Oggi sono uno dei motivi della lentezza con cui l’Italia si adatta alle condizioni di un mondo in cui vincono, nelle battaglie dell’economia e del progresso scientifico, soltanto quelli che mettono in campo i migliori."

Sergio Romano - Corriere della Sera 31 luglio 2006

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