Mitoraj, lo scultore senza volto


La grande mostra di Igor Mitoraj ai mercati di Trajano a Roma è una preziosa occasione di osservare in un contesto 'consono' uno dei maggiori scultori contemporanei. Mitoraj è un neoclassico fuori tempo massimo, le sue sculture perfette e vuote, spezzate come ruderi, scavate, stanno benissimo tra i marmi dell'antica Roma, rovine finte tra quelle vere.

Ma già nella cornice verde di Piazza Monte Grappa, all'imbocco del viale Mazzini, il confronto con il vicino Cavallo Morente di Francesco Messina, davanti alla RAI, così drammaticamene vivo e pulsante, è impietoso. Il nitore alessandrino di Mitoraj lascia insoddisfatti: non c'è vigore, non c'è allegria, non c'è vita, nè sudore, nè puzzo. I suoi belloni, a volte senza testa, a volte bendati, sempre dormienti o ipnotizzati, dopo un po' fanno venir voglia dell'opulenza cellulitica e vitalistica di un Botero. Le sue opere - invero di eccezionale e squisita fattura tecnica - contengono mirabili citazioni di una grande tradizione scultorea: gli egizi dai graniti neri, il Michelangelo della Pietà, il Perseo del Cellini, fino a Dalì e Duchamp. Così uno si chiede: e Mitoraj dov'è?


foto © Dario Quintavalle, 2004

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