Non mettete la rana in croce
La direttrice del Museion di Bolzano, la svizzera Corinne Diserens, è stata licenziata per aver fatto esporre una “rana verde in croce”, opera dell'artista tedesco Martin Kippenberger.
Non posso che essere d’accordo. Tanto per cominciare l’opera era orribile. Tutta l’arte moderna lo è, del resto. Nato e cresciuto a Roma, in mezzo al bello, ogniqualvolta visito un museo di arte contemporanea non posso che meditare desolato sulla verità di quel famoso motto di Flaiano: “Non comprate l’arte moderna, fatevela da soli”.
Qualunque ca**ta, oggi, è suscettibile di vedersi attribuita la dignità di opera d’arte, e alla fine il più onesto fu proprio il povero Piero Manzoni, che la sua “Merda d’artista” la inscatolò e mise in vendita.
Soprattutto, è ingiusto mettere una rana in croce. Quali sarebbero le sue colpe? Il triste destino di codesto stolido batrace è di essere caricato di significati ed aspettative che vanno ben al di là del suo valore. Una rana è solo una rana: ha i suoi limiti, poveretta. Ma noi insistiamo ad idealizzarla, ci accaniamo a baciarla sperando che si trasformi nel principe, o principessa, dei nostri sogni. La mettiamo in alto e ne facciamo un idolo, scambiandola, come nel caso in specie, per il Salvatore e Redentore, colei che cambierà e rivoluzionerà la nostra vita. Lei rimane ostinata quello che è: un esserino freddo e viscido, tutto sommato abbastanza insignificante, che saltabecca qua e là per il mondo senza requie e senza scopo. Pure brutto. Meglio così, perché quando prova a darsi delle arie, e a impersonare ciò che non è e non è capace di essere, la rana finisce come nella favola di Fedro: scoppia come un pallone gonfiato.
Affannarsi su una rana, davvero non vale la pena. Invece la sua esibizione ha suscitato polemiche a non finire, francamente esagerate: si è detto che era un attentato alla religione, un’offesa alla morale, uno scandalo. Niente di tutto ciò: era solo una stronzata. Talvolta le rane ci portano a farne. L’importante è sapersi correggere e tornare indietro, in cerca di ciò che è davvero bello e buono.
Le rane - soprattutto queste volgari rane tedesche - lasciamole tranquillamente e senza rimpianto alle persone di cattivo gusto.
===
Leggi anche:
C'era una volta la Rana Pomerana
Per amore di una rana…
Non posso che essere d’accordo. Tanto per cominciare l’opera era orribile. Tutta l’arte moderna lo è, del resto. Nato e cresciuto a Roma, in mezzo al bello, ogniqualvolta visito un museo di arte contemporanea non posso che meditare desolato sulla verità di quel famoso motto di Flaiano: “Non comprate l’arte moderna, fatevela da soli”.
Qualunque ca**ta, oggi, è suscettibile di vedersi attribuita la dignità di opera d’arte, e alla fine il più onesto fu proprio il povero Piero Manzoni, che la sua “Merda d’artista” la inscatolò e mise in vendita.
Soprattutto, è ingiusto mettere una rana in croce. Quali sarebbero le sue colpe? Il triste destino di codesto stolido batrace è di essere caricato di significati ed aspettative che vanno ben al di là del suo valore. Una rana è solo una rana: ha i suoi limiti, poveretta. Ma noi insistiamo ad idealizzarla, ci accaniamo a baciarla sperando che si trasformi nel principe, o principessa, dei nostri sogni. La mettiamo in alto e ne facciamo un idolo, scambiandola, come nel caso in specie, per il Salvatore e Redentore, colei che cambierà e rivoluzionerà la nostra vita. Lei rimane ostinata quello che è: un esserino freddo e viscido, tutto sommato abbastanza insignificante, che saltabecca qua e là per il mondo senza requie e senza scopo. Pure brutto. Meglio così, perché quando prova a darsi delle arie, e a impersonare ciò che non è e non è capace di essere, la rana finisce come nella favola di Fedro: scoppia come un pallone gonfiato.
Affannarsi su una rana, davvero non vale la pena. Invece la sua esibizione ha suscitato polemiche a non finire, francamente esagerate: si è detto che era un attentato alla religione, un’offesa alla morale, uno scandalo. Niente di tutto ciò: era solo una stronzata. Talvolta le rane ci portano a farne. L’importante è sapersi correggere e tornare indietro, in cerca di ciò che è davvero bello e buono.
Le rane - soprattutto queste volgari rane tedesche - lasciamole tranquillamente e senza rimpianto alle persone di cattivo gusto.
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