A fin di bene

La televisione dà grande enfasi, senza un filo di critica, alla pensata di quella madre che, insospettita dal comportamento bislacco del figlio, gli ha tagliato nottetempo una ciocca di capelli e l’ha fatta analizzare, scoprendo che il ragazzo si faceva di coca.

Trovate moderne per perpetuare vizi antichi. Una volta i genitori invadenti si limitavano a origliare le telefonate dei figli, a leggere di straforo il loro diario, a guardare da dietro le persiane per controllare con chi uscivano. Oggi la tecnologia permette di entrare assai più pesantemente nella vita altrui. La scusa però è sempre la stessa: è “per il loro bene”. La via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.

Nemmeno un commento sul fatto che se una madre non riesce a stabilire un dialogo con il figlio, a guardarlo negli occhi e a chiedergli conto delle proprie azioni, a considerarlo una persona e non una proprietà privata, forse non è poi così sorprendente che lui si droghi. Che educatrice è una persona che ricorre a simili sotterfugi? Cosa avrà imparato da questa storia il ragazzo? Che il fine giustifica i mezzi? Ficcanasare rimane l'ultima prerogativa del paternalismo autoritario.
Non è il medioevo, è l’Italia di oggi, l’Italia di sempre: amorale.


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