La vampira
Capita a volte, sfogliando distrattamente un testo sugli scaffali di una libreria, di essere catturati da una frase rivelatrice.
Ho comprato perciò d’istinto questo libro di Isabelle Nazare-Aga “La manipolazione affettiva. Quando l’amore diventa una trappola”, Castelvecchi editore: 15 euro ben spesi.
Secondo la Nazare-Aga, nota psicoterapeuta francese che indaga da tempo sul fenomeno della manipolazione, il manipolatore affettivo è una persona patologicamente narcisistica che disintegra giorno dopo giorno l’autostima del compagno. Un vero e proprio “vampiro psico-affettivo”, come lo definisce l’autrice, il cui scopo è la destabilizzazione di chi ha accanto.
Il manipolatore colpevolizza, giudica, critica, svaluta le qualità, la competenza, la personalità del partner. Proietta sull'altro i suoi difetti e glieli rinfaccia. È bugiardo, sfuggente, indifferente, indiretto, geloso, egocentrico. Rifugge le sue responsabilità, deforma e interpreta la verità, nega l’evidenza. Non cessa di fare paragoni che tendono a sminuire l’altro. Più lo deprime più egli si sente superiore. Più il partner diventa insicuro, più lui si sente forte e dominante. E il bello è che il manipolatore, pur godendo del suo potere, pensa di essere perfettamente normale.
Il risultato nel partner-vittima è uno stato di malessere, un senso di intrappolamento: egli si sente forzato a fare cose che spontaneamente non vorrebbe. Rapidamente perde in autostima, e fiducia in sé, si sente socialmente insicuro e incompetente, e comincia a somatizzare: ansia, depressione, insonnia, impotenza. Il corpo implode sotto il peso delle frustrazioni. Entrato in una relazione affettiva che credeva strutturante, il partner si trova sul cammino dell’autodistruzione.
E se cerca di evidenziare i problemi della coppia, il manipolatore lo accuserà di essere lamentoso e vittimista.
Ove trovi la forza di troncare la relazione malata, il manipolatore farà di tutto per recuperare il rapporto e riportare la vittima nella sua ragnatela, pronunciando parole di amore eterno, ricattando, minacciando, denigrando.
Come tutte le vittime di violenze morali o fisiche, il partner del manipolatore si porta appresso il senso di colpa di non aver saputo prevenire e prevedere le conseguenze, ed il sospetto che la continuazione della relazione sia frutto di un latente masochismo. In questo la Nazare-Aga è rassicurante: il manipolatore è un dissimulatore che sa far cedere le resistenze della vittima, la quale, una volta interrotta la relazione malata, non desidera in alcun modo riprenderla.
Agghiacciante. Leggendo questo libro mi è parso di rivedere il me stesso di cinque anni fa, incatenato a una relazione frustrante e malata con una gelida professoressa universitaria (i manipolatori, a quanto pare, sono spesso medici o insegnanti). Bella, benché sfiorita e trasandata, indubbiamente intelligente e colta (anche se poi scoprii che molte delle cose che diceva erano citazioni letterali di qualcosa o qualcun altro), iperattiva e piena di interessi (o almeno, nevroticamente incapace di star ferma), all’inizio mi sembrò la risposta di Dio alle mie preghiere.
Non tardò a gettare la maschera. Cercava in tutti i modi di farmi sentire inadeguato, mi criticava spesso. Non grandi critiche, delle punturine di spillo piuttosto: ma continue. Come una persona che punzecchi l’arrosto per vedere se è cotto, sembrava che cercasse di testare qual era il mio punto di esasperazione. Gutta cavat lapidem…
Aveva molte cose da dire, certo, ma alla fine non parlava che di sé. Sembrava ossessionata dal non mostrarsi mai impreparata o inesperta. Qualunque cosa dicessi o facessi, lei l’aveva già fatta, già vista, già vissuta. A chiacchiere, si vantava di essere una grande amante: in realtà... lasciamo perdere. Proiettava su di me la sua gelosia patologica, cercando di farmi ingelosire a sua volta: così fremeva ad ogni accenno al mio passato, ma intanto faceva continui ed umilianti paragoni con i suoi ex (i suoi “Maori” li chiamava). Era cinica. Praticava quella che la Nazare-Aga definisce “doppia stretta”: due messaggi contraddittori ed ugualmente cogenti. Nel nostro caso erano: “non voglio stare né con te né senza di te”. Proprio come scrive Camus ne La Caduta:
Alla fine fu la noia a salvarmi: la persona che mi sembrava tanto stimolante all’inizio, si era rivelata desolatamente ripetitiva. La noia, e una ragazza. Una persona magnifica che avevo provvidenzialmente incontrato proprio all’indomani di una misteriosa fuga in Norvegia (sic!) della mia vampira, e che mi salvò. Così me ne sono andato, libero e felice, e non mi sono mai più voltato indietro.
Non posso quindi che condividere il consiglio di Isabelle Nazare-Aga: di fronte a persone come queste l’unica reazione possibile è fuggire, darsela a gambe, scappare. Sembrano normali, e quando le si incontra non si sospetta di niente. Anche i segnali che dovrebbero metterci sull’avviso vengono trascurati. La donna di cui parlo, per esempio, mi aveva detto agli inizi della storia una frase raggelante: “Ti ho usato, tutti si usano!”. Ma io, beata ingenuità, non credevo che si potesse essere amorali fino a quel punto. Invece stavo per legarmi con la persona più malefica che abbia mai conosciuto.
Benvenuti dunque libri come questo, che ci mettono sull’avviso: i manipolatori esistono e noi possiamo incontrarli e farci molto male. Uomo avvisato…
Ho comprato perciò d’istinto questo libro di Isabelle Nazare-Aga “La manipolazione affettiva. Quando l’amore diventa una trappola”, Castelvecchi editore: 15 euro ben spesi.
Secondo la Nazare-Aga, nota psicoterapeuta francese che indaga da tempo sul fenomeno della manipolazione, il manipolatore affettivo è una persona patologicamente narcisistica che disintegra giorno dopo giorno l’autostima del compagno. Un vero e proprio “vampiro psico-affettivo”, come lo definisce l’autrice, il cui scopo è la destabilizzazione di chi ha accanto.
Il manipolatore colpevolizza, giudica, critica, svaluta le qualità, la competenza, la personalità del partner. Proietta sull'altro i suoi difetti e glieli rinfaccia. È bugiardo, sfuggente, indifferente, indiretto, geloso, egocentrico. Rifugge le sue responsabilità, deforma e interpreta la verità, nega l’evidenza. Non cessa di fare paragoni che tendono a sminuire l’altro. Più lo deprime più egli si sente superiore. Più il partner diventa insicuro, più lui si sente forte e dominante. E il bello è che il manipolatore, pur godendo del suo potere, pensa di essere perfettamente normale.
Il risultato nel partner-vittima è uno stato di malessere, un senso di intrappolamento: egli si sente forzato a fare cose che spontaneamente non vorrebbe. Rapidamente perde in autostima, e fiducia in sé, si sente socialmente insicuro e incompetente, e comincia a somatizzare: ansia, depressione, insonnia, impotenza. Il corpo implode sotto il peso delle frustrazioni. Entrato in una relazione affettiva che credeva strutturante, il partner si trova sul cammino dell’autodistruzione.
E se cerca di evidenziare i problemi della coppia, il manipolatore lo accuserà di essere lamentoso e vittimista.
Ove trovi la forza di troncare la relazione malata, il manipolatore farà di tutto per recuperare il rapporto e riportare la vittima nella sua ragnatela, pronunciando parole di amore eterno, ricattando, minacciando, denigrando.
Come tutte le vittime di violenze morali o fisiche, il partner del manipolatore si porta appresso il senso di colpa di non aver saputo prevenire e prevedere le conseguenze, ed il sospetto che la continuazione della relazione sia frutto di un latente masochismo. In questo la Nazare-Aga è rassicurante: il manipolatore è un dissimulatore che sa far cedere le resistenze della vittima, la quale, una volta interrotta la relazione malata, non desidera in alcun modo riprenderla.
Agghiacciante. Leggendo questo libro mi è parso di rivedere il me stesso di cinque anni fa, incatenato a una relazione frustrante e malata con una gelida professoressa universitaria (i manipolatori, a quanto pare, sono spesso medici o insegnanti). Bella, benché sfiorita e trasandata, indubbiamente intelligente e colta (anche se poi scoprii che molte delle cose che diceva erano citazioni letterali di qualcosa o qualcun altro), iperattiva e piena di interessi (o almeno, nevroticamente incapace di star ferma), all’inizio mi sembrò la risposta di Dio alle mie preghiere.
Non tardò a gettare la maschera. Cercava in tutti i modi di farmi sentire inadeguato, mi criticava spesso. Non grandi critiche, delle punturine di spillo piuttosto: ma continue. Come una persona che punzecchi l’arrosto per vedere se è cotto, sembrava che cercasse di testare qual era il mio punto di esasperazione. Gutta cavat lapidem…
Aveva molte cose da dire, certo, ma alla fine non parlava che di sé. Sembrava ossessionata dal non mostrarsi mai impreparata o inesperta. Qualunque cosa dicessi o facessi, lei l’aveva già fatta, già vista, già vissuta. A chiacchiere, si vantava di essere una grande amante: in realtà... lasciamo perdere. Proiettava su di me la sua gelosia patologica, cercando di farmi ingelosire a sua volta: così fremeva ad ogni accenno al mio passato, ma intanto faceva continui ed umilianti paragoni con i suoi ex (i suoi “Maori” li chiamava). Era cinica. Praticava quella che la Nazare-Aga definisce “doppia stretta”: due messaggi contraddittori ed ugualmente cogenti. Nel nostro caso erano: “non voglio stare né con te né senza di te”. Proprio come scrive Camus ne La Caduta:
“Vi è chi grida ‘amami!’ ed altri ‘non mi amare!’. Ma una certa specie, la peggiore e la più disgraziata dice: ‘Non mi amare e siimi fedele!’ ”.Tutto ciò confonde, come si può ben immaginare. E fa star male. Così cercai ben presto di liberarmi, destando una gamma di reazioni dalla suppliche, alle lusinghe, alla proteste. Solo al momento della rottura, infatti, l’arpia riusciva a pronunciare frasi meravigliose e tenere, e si abbandonava a promesse che poi non manteneva. Bisognava che avesse qualcuno intorno, non sopportava l’idea di essere abbandonata: la ferita al suo narcisismo sarebbe stata troppo forte e non a caso ripeteva più volte di non essere mai stata lasciata. Una volta che ero veramente deciso a farla finita arrivò a fingere di svenirmi davanti. Solo dopo molto tempo mi ricordai che aveva studiato recitazione: non c’è che dire, la sua fu una interpretazione convincente.
Alla fine fu la noia a salvarmi: la persona che mi sembrava tanto stimolante all’inizio, si era rivelata desolatamente ripetitiva. La noia, e una ragazza. Una persona magnifica che avevo provvidenzialmente incontrato proprio all’indomani di una misteriosa fuga in Norvegia (sic!) della mia vampira, e che mi salvò. Così me ne sono andato, libero e felice, e non mi sono mai più voltato indietro.
Non posso quindi che condividere il consiglio di Isabelle Nazare-Aga: di fronte a persone come queste l’unica reazione possibile è fuggire, darsela a gambe, scappare. Sembrano normali, e quando le si incontra non si sospetta di niente. Anche i segnali che dovrebbero metterci sull’avviso vengono trascurati. La donna di cui parlo, per esempio, mi aveva detto agli inizi della storia una frase raggelante: “Ti ho usato, tutti si usano!”. Ma io, beata ingenuità, non credevo che si potesse essere amorali fino a quel punto. Invece stavo per legarmi con la persona più malefica che abbia mai conosciuto.
Benvenuti dunque libri come questo, che ci mettono sull’avviso: i manipolatori esistono e noi possiamo incontrarli e farci molto male. Uomo avvisato…
Ho incontrato due anni fa sul web un vampiro affettivo e le cose descritte sui vari forum che ho sfogliato sono tragicamente vere , la mia grandissima ingenuita' e predisposizione alla cieca fiducia negli altri oltre che i postumi di una storia d'amore precedente finita malissimo , sono state le perfette condizioni perche' questa persona agisse indisturbato e con successo , ora pero' so che questo rapporto malato domani non mi fara' soffrire piu'che se ne puo' uscire e che potro' ritrovare me stessa . Grazie.
RispondiEliminaANONIMA
RispondiEliminafUGGITE SON DEI MALEDETTI BASTARDI MALATI I NARCISISTI PERVERSI DOVREBBERO ESSERE PUNITI DALLA LEGGE BISOGNA PREGARE IL SIGNORE CHE PRIMA O POI CI SIANO DELLE LEGGI PER PUNIRLI CON PENE SEVERE SOLO CHI HA AVUTO A CHE FARE CON CERTI SCHIFOSI SA COME CI SI SENTE IL DOLORE E DEVASTANTE E TI MANGIA L ANIMA.
Ho un mio amico che ha incontrato una di queste persone, e sta ancora insieme con lei, il mio amico è un tipo sensibile e con un cuore grande, lei ha approfittato di questo, lei lo critica, per esempio lui beve , ma non è alcolizzato, e lei dice a tutti che lui è alcolizzato che è una persona aggressiva che l'ha picchiata , che il padre del mio amico è alcolizzato, ma nn è così, questa donna ha avuto molti uomini e viene considerata pazza, e manipolatrice appunto,lui ha avuto la forza di lasciarla perchè per colpa sua si è spaccato la mano, è stato più di un mese senza vederla e sentirla e sembrava che stesse riacquistando la fiducia di tutti, ma qualche settimana fa lei è tornata e con una bugia secondo me fuori dal normale, per riprendersi lui, gli ha detto che suo padre è stato assassinato e lei se fa così è perchè ha bisogno di attenzioni, lui le ha creduto , io ho provato a metterlo in guardia, voglio anzi amo moltissimo questo ragazzo, ma lui mi ha allontanata, nn vuole parlare più con me , mi ha accusata di creare problemi , di essere egoista ( perchè non ho creduto all'assassinio del padre di lei ) io no so che fare per aiutarlo, vedere che si distrugge così mi fa male , lui mi ha detto che ama lei e che la vuole sposare , ma il suo amore è malato, lei continua a baciare altri uomini e paragona lui con i suoi ex , i suoi ex erano migliori e il mio amico non lo è
RispondiEliminaMio malgrado mi sono ritrovata per quasi 4anni a vivere una relazione con un vampiro.All'Inizio e'stata come una favola, ma man mano passava il tempo notavo comportamenti strani , improvvisie sparizioni e a volte notavo un gusto perverso nel procurarmi un malessere psicologico.Ma tutta la situazione si e' evoluta in un giorno, all'improvviso ha gettato la maschera e tutte le bugie e gli inganni sono venuti a galla.Essendo lui convivente con un'altra donna di cui sosteeneva che nn gli importasse niente, beh quel giorno sembrava fosse la cosa piu' imortante della sua vita, sosteneva lei fosse incinta(ovviam una bugia)pur di allontarmi.Ma sapete qual'e' la cosa piu' divertente ; dopo aver visto la mia sparizione e' tornato come se nulla fosse per riprendere la ns relazione ovviamente con le sue regole.L'ho mandato a quel paese ovviamente. ANcora oggi a quasi 4 mesi ricevo telefonate mute
RispondiEliminaHo avuto per quattro lunghi anni una relazione con un vampiro, un mostro travestito inizialmente da angelo.All'inizio sembrava normale anzi pareva fosse uscito da un libro di favole, poi man mano il mio malessere a certi suoi comportamenti aumentava fino al punto che ho perso 8 kg.Si comportava come se gli fosse tutto dovuto e io dovessi stare in panchina aspettando che lui si ricordasse di me, dopo aver fatto tutti i suoi comodi con la convivente(donna con cui lui diceva di stare, ma di nn provare nulla).Maltrattamenti psicologici a nn finire piu' mi faceva del male e piu' secondo me ne traeva soddisfazione, come se io dovessi pagare lo scotto di amarlo.Adesso sono 4 mesi e mezzo che dopo la sua ennessima cattiveria l'ho allontanato e mi sono dileguata, a tutt'oggi tramite una persona che conosciamo entrambi cerca di riallacciare i rapporti, mi ha mandato pure un numero di cellulare a cui io nn ho mai chiamato e mai chiamero'.Spero che uomini cosi' paghino per le loro cattiverie, in quanto a noi abbiamo una sola difesa evitarli come la peste.Un saluto a tutte le donne vittime come me!
RispondiEliminaE quando il manipolatore affettivo è un parente?un padre?possiamo scegliere con chi stare...ma non chi ci ha generato...come fare a non soccombere ai sensi di colpa,per aver troncato una relazione di sangue?
RispondiEliminaL'autodistruzione è l'istinto peggiore che tu possa avere. Se la scelta era troncare la relazione di sangue o distruggerti... Non c'è rimorso che tenga. Tronca la relazione e siine felice. Ti è andata male con la figura paterna. Amen. Ma non distruggerti per nessuno.
Elimina