Università "L'Arroganza"

A rileggere questo articolo, pubblicato oggi sul "Messaggero", sembra che dai miei ormai lontani anni universitari (mi sono laureato nel 1992) all'Università La Sapienza di Roma non sia cambiato proprio nulla: professori arroganti, assistenti sadici, mancanza di regole, programmazione. Soprattutto di rispetto per lo studente.

Non c’è da stupirsene. L’università italiana è una grande burocrazia autoreferenziale, che non trova certo nel servizio al cittadino-studente la sua ragion d’essere. Da noi non si diventa professori per insegnare e formare gli studenti, ma perché essere professore universitario è un titolo per far carriera nella politica, nelle partecipazioni statali, nelle authorities.
La soluzione, l’unica possibile, è la totale privatizzazione delle università. L’università oggi è assistita dallo Stato. Solo rimettendo al centro lo studente si può raddrizzare le gambe e la schiena ai burocrati del sapere, che oggi, grazie anche alla regola per cui gli esami sono orali, godono del più assoluto arbitrio.

Resta da chiedersi il perché di certi comportamenti così sadici. Il fatto è che l’università seleziona persone ontologicamente diverse -
incattivite dalla competizione, ed estraniate dai ritmi sempre più stressanti imposti dalle necessità della ricerca - che vivono in un mondo tutto loro. Esse provano fastidio quando devono prendere contatto con la realtà della gente comune, nelle due occasioni – lezioni ed esami – per le quali la maggior parte delle persone entra in università.

Del resto la Sapienza è l'Università di Scattone e Ferrraro, i due assistenti che assassinarono per gioco la studentessa Marta Russo sparandole dalla finestra. Un delitto che nasce proprio da questo humus.

Le mie esperienze di studente massa, nonché successivi contatti con persone dedite all’insegnamento mi hanno lasciato, nei confronti della categoria degli accademici e dei loro lacchè variamente declinati, un sentimento di totale, assoluto, irredimibile disprezzo. Questo articolo dimostra che esso è ancora ben fondato.

Nell’Ateneo più grande d’Italia nei giorni caldi degli esami fra aule affollate e attese snervanti. «Si vergogni di far pagare le tasse universitarie ai suoi genitori»; «Inutile che pianga, la ragione è mia». Rispetto per gli studenti: zero

Capricciosi e prepotenti: quando i prof fanno i bulli

Viaggio tra i laureandi della Sapienza, vittime delle cattive abitudini e dei malumori dei docenti

di ALESSIA MARANI

E se per una volta a fare i bulli fossero i Prof? Assenze improvvise, ritardi ingiustificati, lunghe interminabili conversazioni al telefonino durante le lezioni e gli esami. E non mancano le frasi ad affetto, autentiche stilettate sferrate su studenti emozionati e tremanti come agnellini, del tipo: «È inutile che pianga, il coltello dalla parte del manico ce l’ho io». Oppure: «Si vergogni di fare pagare le tasse universitarie ai suoi genitori». Poi, magari, capita pure di metterci una o due ore per arrivare all’Università stipati come bestie sui bus e sui treni dei pendolari per scoprire che l’orario di una lezione o di un appello è stato spostato all’ultimo minuto, oppure che il docente tanto atteso non può più parlare perché è andato a pranzo o è sparito in un convegno. Rispetto per gli studenti: zero. Alla Sapienza ieri, per la sessione estiva degli esami, c’era il pienone: aule e corridoi senza aria condizionata affollati da ragazzi ammassati e assorti negli ultimi ripassi, futuri dottori e dottoresse stretti tra mamme e papà in attesa di discutere la laurea. Giovani sfiniti e in attesa da ore per un esame. Girando per l’Ateneo più grande d’Italia, si scopre che non c’è studente che nel suo curriculum universitario non abbia avuto a che fare con sviste e malumori di qualche docente. Come accaduto a Flavio, di Lettere. «Preparo Storia con delle mie amiche - dice - seguiamo il programma affisso in bacheca. Arriviamo all’esame e il professore ci dice che quel programma era sbagliato, che c’era anche un altro libro. Bastava aggiungerlo a penna il titolo di quel maledetto libro sul foglio di carta. Ma nessuno si è degnato. Io rinuncio - continua Flavio - le mie amiche si ripresentano una seconda volta, ma neanche le fanno sedere che le chiedono altre cose fuori programma. So che sono andate a protestare dal preside, quello ha dato loro un appuntamento per il giorno dopo, ma non si è visto. Per le mie amiche è stata l’ennesima perdita di tempo. Ma tanto con chi possono lamentarsi?».

Non va meglio a Scienze Politiche, altro tempio della cultura capitolina, facoltà in cui i docenti spesso hanno finito per assumere incarichi di governo. «All’esame di Statistica - racconta Alessia - l’assistente giocava col telefonino. A un certo punto le è squillato, ha risposto e ha cominciato a parlare. Mi diceva “continui, continui pure”, ma io ero in completo imbarazzo». Aggiunge una sua amica: «E poi fumano, fumano in tanti mentre tu sei lì a rispondere alle loro domande». C’è un professore che il telefono non lo spegne nemmeno a lezione: «È capace che noi ci facciamo in quattro per arrivare puntuali e trovare un posto - dicono alcuni laureandi nel lungo corridoio principale - e che quello passi venti minuti filati al telefono, passeggiando avanti e indietro davanti alla cattedra. Noi non possiamo dire o fare niente, assurdo». «Una volta vado a un esame - aggiunge Elisa - mi interroga prima un assistente, mi mette 28. Il professore che doveva confermare o meno il voto va via. L’assistente mi dice: “Si prenda questo 28 perché tanto se le faccio una domanda in più, io le abbasso il voto”. Un’imposizione bell’e buona, ma che potevo fare?». Secondo gli universitari sono proprio gli assistenti i più prepotenti: «Fanno pagare a noi il loro calvario, ci trattano come fossimo delle nullità, hanno un po’ di potere in mano e si sentono chissà chi». Non tutti, sia ben chiaro. Perché gli studenti non risparmiano parole di lode per tanti insegnanti titolari di cattedra e non, preparati e scrupolosi. La lista dei buoni è davvero lunga. Ma i “B&B”, come li hanno ribattezzati qui alla Sapienza, vale a dire i “Baroni-bulli”, coi loro malumori e capricci improvvisi, a volte, riescono a rendere la vita impossibile a tanti studenti. A Scienze Naturali, per esempio, leggenda vuole che non si riesca a passare una prova di Chimica, fino a qualche tempo fa propedeutica per una montagna di altri esami. «La morìa degli studenti - dicono Fabio e Marco, entrambi fuoricorso - è a livelli da record. Alla fine nonostante la laurea sia triennale, siamo quasi tutti in ritardo perché arenati su quest’esame impossibile. E non c’è verso di uscirne». Ieri, a Giurisprudenza, decine di studenti terrorizzati aspettavano di essere chiamati per l’esame di Diritto Privato. «Questa è una delle prove più toste - dice Annalisa, sfogliando un libro gigantesco in mano - siamo tutti qui dalle otto e chissà quando ci chiameranno, potevano dirci più o meno quando. C’è chi si è svegliato alle cinque del mattino e non si regge più in piedi». Racconta una sua amica, di un altro corso: «A un appello del 28 giugno, dopo avere aspettato tanto, sono arrivata di fronte all’assistente che mi ha detto “sono stanca torni il 4 luglio”. Anche io ero stanca, ma non avrei mai potuto dire al prof “mi interroghi un’altra volta”».
alessia.marani@ilmessaggero.it


TELEFONINO
I cellulari squillano imperterriti durante corsi ed esami. Ci sono docenti che passano anche 20 minuti filati su 45 di lezione a conversare al telefono davanti agli studenti che non possono “ribellarsi”

FUMO

Sigarette, vizio duro a morire. A Scienze Politiche e a Giurisprudenza ci sono docenti che non riescono a farne a meno e che, durante esami-fiume di ore e ore, alla fine cedono alla tentazione

STILETTATE

Frasi ad effetto sferrate da alcuni assistenti o professori su studenti intimoriti e senza possibilità di replica. Classica all’inizio di maxi-esami: «Oggi sono davvero troppi, bocciamo il più possibile».

DISORGANIZZAZIONE

Aule iperaffollate, attese snervanti prima di essere interrogati, orari che cambiano all’ultimo momento: per gli studenti basterebbe un pizzico di organizzazione in più per evitare molti problemi

Commenti

  1. Purtroppo in Italia gli studenti non si ribellano e quindi i docenti fanno quello che cavolo li pare. Giorni fa una st**** di una professoressa conosciuta come l'urlatrice inizia a dirmi che stavo facendo perdere tempo a lei e all'altro docente che non c'era niente a che vedere con l'esame e che io non ho mai visto in vita mia. Dettaglio: lei è un'adulatrice e mi ha presa come scusa per leccare il BIP a questo. Altro dettaglio: non avevo detto ancora nulla scrivevo semplicemente le sue formule inutili che lei ci fa ripetere a pappagallo. Mi sono rotta e le ho risposto: Senta né Lei e né lui mi state facendo un favore visto che io pago le tasse e voi percepite uno stipendio quindi non si permetta assolutamente!! Come da previsione ha fatto in modo che io non superasse l'esame chiedendomi cosa fuori programma. NOn mi sono data pace e ho portato il caso in Segreteria. Comunque mentre praticamente l'affrontavo ho visto studenti che scappavano a gamba elevata!! Peccato per questi professori che io abbia la doppia cittadinanza e abbia anche studiato all'estero e al contrario degli studenti italiani non ho la pazienza e la tenacia per reggere questi tipi ridicoli

    I professori universitari alla Sapienza non sono arroganti ma sono una mafia vera e propria!!

    Maria Luiza

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