Bella, Napoli?
In uno sketch molto divertente che girava anni in tv fa due attori napoletani simulavano una tribuna politica tra due partiti, la Lega Lombarda e la Liga Veneta. L’idea era di ironizzare sul presunto razzismo delle nascenti Leghe Padane. Invariabilmente, un ‘leghista’ concludeva: “E ricordate, non siamo noi a essere razzisti. Sono LORO che sono napoletani !!!”.
Mi è tornato in mente vedendo l’ennesimo servizio sulla piccola intifada dei paesi che in Campania non vogliono ospitare le discariche. Intervistata dalla tv, che le chiedeva che problema ci fosse ad ospitare una discarica, visto che ormai tutta la provincia di Napoli è una sola grande discarica a cielo aperto, una cittadina di Chiaiano ha dichiarato che per quanto la riguarda è meglio così.
“E io pago” direbbe Totò (napoletano).
Mi viene il sospetto: ma che il problema di Napoli sia proprio Napoli?
Ha scritto Angelo Panebianco sul Corriere:
Tutti dicono "Bella Napoli". Sarà per renderla ancor più bella che l'hanno riempita di palazzi abusivi e di monnezza?
Gli storici tireranno fuori le loro dotte analisi sulle antiche origini di questo degrado morale. Ma è un dato di fatto che nel resto d’Europa paesi un tempo miseri si sono messi a correre. L’Irlanda dove studiavo inglese era un paese dignitosamente poverissimo, oggi una tigre economica. La Lettonia, appena otto anni fa sembrava senza speranza, oggi ha tassi di crescita superiori a quelli cinesi.
Napoli continua invece ad esprimere il peggio dell’italianità: l’autocompiacimento per i propri difetti, l’aspettativa di essere simpatici ad ogni costo, il parlarsi addosso anziché andare al dunque, l'individualismo menefreghista, la sfida alle regole, l'incapacità di organizzarsi, l'assenza di senso civico, l'ostentato esibizionismo dei sentimenti e stati d'animo. Per carità, niente che sia esclusivo dell’area partenopea. Ma proprio per questo Napoli rappresenta il focolaio di un contagio che, se non si è capaci di curare, si vorrebbe almeno isolare.
Possiamo sperare in uno scatto d'orgoglio?
Mi è tornato in mente vedendo l’ennesimo servizio sulla piccola intifada dei paesi che in Campania non vogliono ospitare le discariche. Intervistata dalla tv, che le chiedeva che problema ci fosse ad ospitare una discarica, visto che ormai tutta la provincia di Napoli è una sola grande discarica a cielo aperto, una cittadina di Chiaiano ha dichiarato che per quanto la riguarda è meglio così.
“E io pago” direbbe Totò (napoletano).
Mi viene il sospetto: ma che il problema di Napoli sia proprio Napoli?
Ha scritto Angelo Panebianco sul Corriere:
“E' mia impressione che i napoletani non abbiano ancora misurato fino in fondo il baratro morale in cui Napoli è precipitata agli occhi del resto dell'Italia. Il resto del Paese si sente danneggiato da Napoli due volte. In termini di immagine, perché la vicenda napoletana dei rifiuti coinvolge l'intera Italia agli occhi del resto del Mondo. E in termini di sforzo finanziario, perché quella storia costa cifre colossali ai contribuenti italiani.”Può darsi che i napoletani non l’abbiano capito. Ma forse la spiegazione è che se ne infischiano. Perché altrimenti non si spiega la totale mancanza di orgoglio civico, di reazione, davanti a questa situazione. Che è solo l’ultima in ordine di tempo, visto che di questa città si parla sempre in termini di “emergenza”, che sia per il colera, il traffico, il terremoto. Ed ormai ci si è rassegnati all’idea che la soluzione debba venire da fuori: quella che era una Capitale, oggi è una Prefettura, dove Roma manda suoi proconsoli con il compito di sostituirsi a una classe politica inetta e irresponsabile.
Tutti dicono "Bella Napoli". Sarà per renderla ancor più bella che l'hanno riempita di palazzi abusivi e di monnezza?
Gli storici tireranno fuori le loro dotte analisi sulle antiche origini di questo degrado morale. Ma è un dato di fatto che nel resto d’Europa paesi un tempo miseri si sono messi a correre. L’Irlanda dove studiavo inglese era un paese dignitosamente poverissimo, oggi una tigre economica. La Lettonia, appena otto anni fa sembrava senza speranza, oggi ha tassi di crescita superiori a quelli cinesi.
Napoli continua invece ad esprimere il peggio dell’italianità: l’autocompiacimento per i propri difetti, l’aspettativa di essere simpatici ad ogni costo, il parlarsi addosso anziché andare al dunque, l'individualismo menefreghista, la sfida alle regole, l'incapacità di organizzarsi, l'assenza di senso civico, l'ostentato esibizionismo dei sentimenti e stati d'animo. Per carità, niente che sia esclusivo dell’area partenopea. Ma proprio per questo Napoli rappresenta il focolaio di un contagio che, se non si è capaci di curare, si vorrebbe almeno isolare.
Possiamo sperare in uno scatto d'orgoglio?
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