La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni

Una delle tante forme che assume il buonismo è la cooperazione internazionale, il volontariato et similia. La via dell’inferno, si sa, è lastricata di buone intenzioni, e personalmente diffido di quelle persone che vanno a fare periodi di volontariato in Africa ad aiutare i poveri sottosviluppati: le loro intenzioni appaiono meritorie e filantropiche, ma spesso, gratta gratta, i fini dei cooperanti sono assai meno altruistici di quanto appaiano a prima vista. Insomma, davvero queste persone vanno ad aiutare gli altri? O non piuttosto ad aiutare sé stessi?

Bernard Henry Levy ha parlato, non a caso, di narcisismo del volontariato. A prescindere dai fini privati,m nemmeno quelli collettivi sono così puri. La cooperazione perpetua l’idea che l’Africa sia un continente – vittima, incapace di camminare sulle sue gambe, un eterno bambino, che ha bisogno del benevolo aiuto dell’uomo bianco, nemmeno per svilupparsi, ma per sopravvivere. La cooperazione internazionale, è dunque la prosecuzione della mentalità coloniale con altri mezzi.

Invece l’Africa è un continente che cresce a ritmi del 6% l’anno. La Cina lo ha capito e vi investe massicciamente. È un continente che ha enormi potenzialità produttive, anche sul piano della qualità: basterebbe provare gli eccellenti vini sudafricani.

Ma noi siamo affezionati all'idea dell'Africa bambina, del buon selvaggio, e del bravo uomo bianco che porta benessere. Stupirsi che gli africani più coscienti si siano stufati di tanto paternalismo?

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Sul tema un articolo di Greg Mills


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