Refugium Peccatorum 2

La puntata di ieri di “Exit” su La7 con Ilaria D'Amico, dal titolo: “Fannullopoli” (in studio Ichino, Di Pietro, Sacconi, Beha, RdB e Cobas, CGIL, il segretario della DIRSTAT, definito dalla bella Ilaria come "il rappresentante di tutti i dirigenti pubblici italiani" – sic!) è stata robaccia. Generalizzare così su una realtà tanto variegata, e nella quale la maggior parte della gente fa il suo lavoro, e cerca di farlo bene, è vergognoso.
Però… però tante cose sono vere, ed è inutile nasconderselo.

Nella mia ormai esennale carriera di dirigente pubblico ne ho viste di tutti i colori: assenteisti, fancazzisti, piccoli Fantozzi che cercano ogni pretesto per rubacchiare qualche minuto al lavoro. Statisticamente, posso testimoniare che si tratta di poche persone, rispetto al totale. Ma contro quei pochi non c'è nulla da fare.
Mi sono presto accorto che l'arma disciplinare è spuntata. Per paradosso, ciò è quasi consolante: nel pubblico impiego lavora chi vuole lavorare, e se lo fa è per pura coscienza, perché non ha da temere punizioni né può aspirare a premi o carriera. Ma quei pochi danno cattiva fama a tutti, e costituiscono un comodo alibi per non risolvere gli altri problemi che affliggono la macchina dello Stato: l'assurda superfetazione legislativa, le procedure vecchie e mai riviste né semplificate, l'uso paradossale e primitivo dell'informatica, che ha finito per far aumentare la carta, anziché diminuirla. Intendiamoci, non voglio dire che il problema della PA è “ben altro”. Ma “un po' più complesso”, perbacco, sì.

Io sono convinto che non sia affatto ineluttabile che il pubblico impiego abbia così cattiva fama. Nella vicina Francia i funzionari pubblici sono assai rispettati, e proprio per questo sono anche molto meglio pagati. Ma occorre avere orgoglio della propria funzione, e non essere ricattabili. Il trade off tra diritti e doveri per cui, come nell’Unione Sovietica “lo Stato fa finta di pagarci e noi facciamo finta di lavorare”, alla fine si è ritorto tutto contro i dipendenti pubblici.

Lo dovrebbero capire per primi i dipendenti e i loro sindacati:
questo è un sistema aberrante, e sempre più contrario alla coscienza comune, che vuole, invece, che sia premiato il merito. Invece si continua a pigiare sul pedale del livellamento, a volere tutti pagati e trattati allo stesso modo.
Basti pensare alla triste storia del FUA, un fondo
che doveva incentivare la produttività individuale, e che invece è stato sottratto alla disponibilità dei dirigenti ed ora viene distribuito praticamente a tutti, in proporzione alle giornate di presenza. In pratica è un premio a chi viene in ufficio.

Ti credo che poi la gente si incazza…

====
Sullo stesso tema in questo blog:
"Refugium Peccatorum"
"Il Grande Fardello"


Commenti

  1. Non è (forse) una fortuna che il FUA non è nella disponibilità dei dirigenti? Considerato che, quelli della giustizia, la maggior parte per generazione, curriculum e capacità sono, quando non identici, simili a quelli da te descritti al momento della richiesta della ricevuta fiscale dopo il pranzo consumato in missione. Per il resto concordo con te anzi sono convinto che con lo stesso personale, con le stesse risorse (materiali e normative) ma con una volontà politica diversa ed una dirigenza dall'età media di almeno 15 anni di meno si potrebbe azzerare l'arretrato e, con serie riforme delle procedure, migliorare la qualità del prodotto.
    Ciao
    gs_61@libero.it

    RispondiElimina
  2. Se lei è – come mi sembra - un attento lettore di questo blog, avrà notato che il mio principale bersaglio è il modo in cui viene selezionata e formata la classe dirigente, di questo paese in generale, e della PA in particolare. Quando parlo di “Otto Settembre permanente” intendo stigmatizzare proprio l’attitudine di chi sta al vertice di apprezzare e sfruttare i privilegi del rango, ma di sfuggire alle proprie responsabilità non appena si presentano. Una distinzione molto efficace è stata operata da Carlo Carboni, in un libro che ho recensito, tra “Elites” e “Classi dirigenti”. Insomma, come dicono i napoletani: “il pesce puzza dalla testa”.

    Lasciando da parte un attimo il discorso del FUA: no, io non penso affatto che sia una “fortuna” che non esistano (se non formalmente) seri mezzi di valutazione, in positivo ed in negativo, dell’operato dei pubblici dipendenti, vale a dire premi ed incentivi per chi lavora bene e castighi per chi lavora male o non lavora affatto.

    Un meccanismo di valutazione serio dovrebbe, beninteso, essere legato a precisi parametri oggettivi, non certo al mero arbitrio del dirigente di turno. Occorrerebbe passare dall’attuale sistema per cui viene valutato il singolo dirigente, come se fosse un professionista isolato, a uno in cui venga valutata e premiata la performance di un intero ufficio. In tale sistema la possibilità di distinguere la qualità dell’apporto individuale sarebbe cruciale. Oggi come oggi, invece, l’assenza di leve incentivanti e di sanzioni disciplinari fornisce comodi alibi un po' a tutti: dirigenti in primis, beninteso.

    Si badi: l’assenza di strumenti formali di valutazione non significa che valutazioni non si facciano. Se ne fanno eccome, ma in modo generico e brutale. È proprio l’impossibilità di distinguere con un minimo di obiettività “il grano dal loglio” che poi dà luogo alle generalizzazioni - di cui alla trasmissione della D’Amico, o agli articoli di Ichino - per cui, nella percezione dell’opinione pubblica, TUTTI i dipendenti pubblici sono fannulloni: cosa che io contesto con tutte le mie forze.

    Lo scarso prestigio sociale di cui gode il pubblico impiego ha conseguenze pratiche nel basso livello retributivo dei dipendenti, nel volume di risorse sempre inferiore che viene destinato alla PA, nelle ricorrenti proposte di smobilitazione e privatizzazione dei servizi pubblici. Le segnalo che giusto ieri il nuovo Ministro della Funzione Pubblica, Brunetta, ha proposto di privatizzare le cancellerie giudiziarie. Capito dove si va a parare? ;-)

    Io posso solo auspicare che il pubblico impiego (dirigenza compresa) recuperi l’orgoglio della propria funzione sociale, diventando una buona volta “soggetto” anziché “oggetto” di riforma. Oggi come oggi sembra utopia, ma chissà…

    DQ

    RispondiElimina
  3. Caro Dario, non sono d'accordo con questa visione "sindacale" che toglie ai dirigenti la sia pur minima possibilità di esprimere valutazioni non oggettivizzate. Sai meglio di me quanto aspetti come l'orientamento al cliente, la flessibilità, il comportamento con i colleghi, l'attitudine al cambiamento, ecc. ecc. siano di importanza non secondaria rispetto al mero numero di pratiche trattate, ma non misurabili.
    L'impiegato odioso, isolato, rigido, che mette i bastoni tra le ruote a qualunque decisione è altrettanto se non più deleterio per l'organizzazione che non lo scansafatiche professionale.
    Un "rating" dei soggetti viene comunque fatto, risulta pertanto necessario esprimere anche valutazioni non oggettive.
    Gualbo

    RispondiElimina
  4. Quando parli di “questa visione sindacale che toglie ai dirigenti la sia pur minima possibilità di esprimere valutazioni non oggettivizzate” certo non ti riferisci a me: io credo che il dirigente debba esprimere sue valutazioni.
    Diciamo piuttosto che è possibile fare valutazioni “quantitative” (misurabili secondo standards numerici) e “qualitative”, sempre ovviamente legate a un criterio guida che non sia la mera umoralità del valutatore.

    RispondiElimina
  5. STIPENDI DA FAME NEL PUBBLICO IMPIEGO!

    Come risolvere il problema salariale?
    Dove reperire i fondi per equiparare la retribuzione del pubblico impiego alla busta paga dei travet "europei"?


    Siamo sì entrati in Europa, ma lo stipendio di un impiegato ed il suo potere d’acquisto è stato dimezzato dall'entrata in vigore dell'EURO!
    * Un pubblico dipendente che prima guadagnava 2.400.000 LIRE, oggi percepisce una busta paga di 1.200 Euro!

    * Un chilo di pane che prima costava appena 500 LIRE, oggi costa 5 EURO!

    Con l'EURO si è registrato un caro prezzi incontrollato, ingiustificato ed in continua escalation: il costo della vita è raddoppiato se non triplicato o addirittura quadruplicato, come in moltissimi casi!


    Alcune categorie, quelle delle "buste paga", si sono impoverite, ma "altre" si sono arricchite!
    Non se ne può davvero più!

    I rinnovi contrattuali - proposti dalle organizzazioni sindacali di concerto con i vari governi che di volta in volta si susseguono alla guida del Paese - sono a dir poco "ridicoli"!

    Ma come ridare dignità ai dipendenti della Pubblica Amministrazione senza mettere le mani in tasca agli italiani e senza incidere negativamente sul bilancio dello Stato?


    Ecco la nostra proposta per portare lo stipendio di un dipendente pubblico (posizione economica di riferimento B3) dagli attuali 1.200,00 euro ad una retribuzione di 1.700,00 euro. Un salario al passo con il costo della vita e secondo gli standard comunitari:
    abrogazione di una delle due Camere parlamentari;
    abrogazione delle Prefetture;
    abrogazione delle Province;
    abrogazione di enti ed uffici obsoleti;
    abrogazione di commissioni e sottocommissioni;
    abrogazione dei sottosegretari nei ministeri;
    abrogazione delle consulenze esterne;
    abrogazione del lavoro straordinario;
    abrogazione delle indennità “speciali”;
    abrogazione di distacchi e comandi;
    abrogazione delle spese di rappresentanza;
    abrogazione del valore legale dei titoli di studio;
    stipendi uguali per "tutti" i lavoratori in "tutta" la Pubblica Amm.ne;
    collegare il salario di secondo livello alla realtà locale in cui sono fisicamente situati lavoratori e P.A.;
    mobilità inter-compartimentale;
    riduzione della tassazione della busta paga;
    tetto di 5.000,00 € per stipendi/pensioni delle più alte cariche.
    Grazie anche e soprattutto al "tuo" prezioso contributo siamo riusciti a mettere a punto questo programma!
    Aiutaci a migliorare i "nostri 17 punti"!

    Basta subire! ...su la testa!

    RispondiElimina
  6. Superfluo dire che il “prezioso contributo” cui il commento sopra si riferisce, non è il mio.
    Si tratta di un copia-incolla dal blog “Statali”, col quale non ho nulla a che fare.

    Quanto al libro dei sogni esposto qui sopra, io più modestamente comincerei dall’abolire le famigerate pause caffè, dal rispondere correttamente e in modo servizievole ai cittadini che si presentano nei nostri uffici. Nn c’è che dire, la PA è sotto attacco e qualcuno pensa giustamente che per far diventare simpatici i pubblici dipendenti occorra ‘chiedere’ di più, anziché “offrire” di più. Geniale…

    Altro che ‘stipendi uguali per tutti’ : non di più omologazione abbiamo bisogno, ma di valutazione e merito.

    Con (scarsa) simpatia…

    RispondiElimina
  7. SOLDI PARLAMENTARI 2005
    Scritto da Visitatore il 2008-07-02 15:08:55
    --------------------------------------------------------------------------------
    (documento del maggio 2005)
    Sull'Espresso di qualche settimana fa, un articoletto spiega che, recentemente, il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma che strano!?) un aumento di stipendio per i parlamentari, di circa euro 1.135 al mese.
    Inoltre, la mozione é stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
    STIPENDIO: Euro 19.150
    STIPENDIO BASE: Euro 9.980
    PORTABORSE: Euro 4.030 (generalmente parenti o familiari)
    RIMBORSO SPESE AFFITTO: Euro 2.900
    INDENNITA’ DI CARICA: tra Euro 335 ed Euro 6.455
    TUTTO ESENTASSE!!!
    più
    TELEFONO CELLULARE: Gratis
    TESSERA DEL CINEMA: Gratis
    TESSERA TEATRO: Gratis
    TESSERA AUTOBUS –METROPOLITANA: Gratis
    FRANCOBOLLI: Gratis
    VIAGGI AEREI NAZIONALI: Gratis
    CIRCOLAZIONE su AUTOSTRADE: Gratis
    PISCINE e PALESTRE: Gratis
    TRENI: Gratis
    AEREO DI STATO: Gratis
    AMBASCIATE: Gratis
    CLINICHE: Gratis
    ASSICURAZIONE INFORTUNI: Gratis
    ASSICURAZIONE DECESSO: Gratis
    AUTO BLU CON AUTISTA: Gratis
    RISTORANTE: Gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000)

    Hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in Parlamento, mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!). Circa 103.000 euro li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per coloro che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera (es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio). La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO. La sola Camera dei Deputati costa al cittadino: Euro 2.215 al MINUTO !!

    RispondiElimina
  8. Caro Anonimo, lungi da essere una novità, questa lista gira da anni su Internet. Basterebbe esaminarla criticamente per vedere che è una balla. Cosa vuol mai dire "AMBASCIATE: Gratis"???

    I costi della politica sono notoriamente molto alti, ma un cittadino potrebbe esercitare il suo controllo molto meglio imparando come funziona davvero il suo Paese piuttosto che prestando fede a tutte le leggende metropolitane propalate ad arte dai professionisti del discredito.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Stampa estera...

UCRAINA, E ADESSO CHE SUCCEDE?

Fin dentro casa...