Italiane all'estero

Un tempo c’erano gli emigrati. Erano i poveri, gli ultimi, gli avanzi della società, esportati perché non si aveva bisogno di loro: superflui. Oggi invece si parla di “expats”, gli espatriati: un termine meno drammatico che sembra suggerire una differenza qualitativa, trattandosi spesso di professionisti di alto livello - ed anche un distacco meno forte e definitivo dal paese d’origine, seppure non meno problematico. Gli expats più organizzati sono senz’altro gli anglofoni, che tendono a costituire dovunque vadano una rete sociale fatta di pub, scuole, incontri, giornali dedicati. Devo agli expats anglosassoni gli anni più divertenti della mia vita sociale, compresa la partecipazione al club di corridori Hash House Harriers.

Anche gli italiani cominciano ad organizzarsi, pur se non manca mai un lagnoso tono da esuli incompresi, da orfani diseredati dalla patria matrigna, che guasta tutto: ma viviamo in un mondo in cui la mobilità, anche oltrefrontiera, è sempre più la norma - ed altri paesi, al netto del sole, del mare e della pizza, hanno senz’altro molto più da offrire.

Francesca Prandstraller con “Per amore, per lavoro. Storie di donne espatriate” (Guerini e Associati) affronta il tema dell’espatrio dalla particolare angolatura femminile, raccontando storie di donne italiane che sono andate all’estero o nella più tradizionale veste di ‘mogli al seguito’, oppure in incarichi lavorativi, spesso a livello accademico o manageriale.

Attraverso narrazioni in prima persona, il volume ripercorre i momenti significativi dell'adattamento culturale, familiare e professionale e mette in luce punti di vista e modalità diverse di affrontare la stessa avventura. L'autrice analizza le dinamiche che nascono dall’incontro con nuovi stili di vita, ma anche l’impatto alla realtà italiana una volta rientrate.

Che può essere ben duro: l’expat che ritorna si figura di essere un eroe che merita di essere accolto dalla patria trionfalmente, come un campione olimpico nelle città della Grecia antica. Si accorge ben presto che il mondo – quello che era il suo mondo - è andato avanti benissimo senza di lui.

Anche per questo, avendo conosciuto e stimato nel loro ‘giusto valore’ alcune di codeste emigrate in carriera, non posso che augurarmi di tutto cuore che il loro soggiorno all’estero sia lungo, proficuo, felice, e possibilmente senza ritorno.

Fortunatamente per noi rimasti esiste una corrente migratoria in senso opposto, di giovani donne straniere che vengono in Italia a cercare l’amore come il lavoro. Ed alla fine il saldo netto è positivo: volti, sangue, idee nuove, compensano abbondantemente l’esodo delle nostre compatriote. Senza rimpianti.

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Organizzatissime: il sito delle Expats italiane

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