Noiose conigliette
Benintenzionati e scherzosi amici - preoccupati delle troppe e profonde letture che vado facendo in questi tempi, complice anche la mia nuova condizione di pendolare - mi hanno fatto trovare sotto l’Albero di Natale un bel libro fotografico con i paginoni centrali di tutte le Playmates del Playboy americano dalla fondazione ad oggi.
Ho per questa rivista, che pure non ho mai comprato, un antico amore: ricordo con tenerezza quando, ragazzino appena pubescente, trovai nell’armadio di un collega di ufficio di mio zio una copia del Playboy italiano del 1972. In copertina c’era Claudia Marsani – che, erano altri tempi, posò senza veli col permesso del padre a soli sedici anni.
La scoperta fu così emozionante da procurarmi un subitaneo e marmoreo inturgidimento.
Che ironia: la natura combina a noi uomini un ben crudele scherzo donandoci il massimo del vigore e della potenza a un’età in cui non interessiamo affatto alle donne. Mentre invece diventiamo incredibilmente attraenti ai loro occhi proprio quando, spelacchiati e appesantiti, siamo sempre meno sensibili all’urgenza del fascino femminile: eterno, certo, ma anche tanto, tanto ripetitivo.
La lettura del mio regalo, pertanto, non mi ha provocato particolari turgori, ma è stata ugualmente interessante. La raccolta dei paginoni è un buon documento dell’evoluzione del costume: anche se il soggetto è sempre una donna nuda, ci si spoglia in modo decisamente diverso oggi rispetto a trenta o cinquant’anni fa. Negli occhi delle modelle degli anni ’50 c’era il piacere complice del tabù violato; in quelle degli anni '60 il rotondo benessere degli albori del consumismo; in quelle degli anni ’70 la freschezza innocente e liberata della generazione dei baby boomers e della contestazione. A partire dagli anni ’80 il nudo cessa di essere un simbolo di sincerità: tolti i vestiti, l’epidermide nasconde a sua volta protesi siliconate. “Nuda come il chirurgo l’ha fatta” si potrebbe dire. Abbondano i filtri soft, i reggicalze, i veli e le ambientazioni romantiche.
Negli anni '90 si sviluppa un'epidemia di "alopecia puberale": la rasatura del pube, da atto trasgressivo, diventa obbligo quasi come la barba mattutina per gli uomini. Ma soprattutto cambia qualcosa nello sguardo delle modelle: la vergogna delle pin up degli anni cinquanta non c'è più. Ai giorni nostri spogliarsi davanti all’obiettivo non è più un atto di liberazione ed autoaffermazione, bensì adesione consapevole e suddita ai nuovi canoni estetici e alle esigenze del mercato: la trasgressione làtita, e la modella posa con la noncuranza calcolatrice e furbetta di chi conclude un buon affare con poco sforzo. L'ideale di una bellezza 'democratica' e distribuita, sintetizzato dalla formula della "ragazza della porta accanto" è stato tradito proponendo modelli impossibili ed artefatti, che le adolescenti cercano di imitare, frustrate. Il cerchio si chiude: il nudo è una nuova uniforme.
A giudicare dalle ultime pagine del libro, la rivista è ormai diventata il riflesso delle povere fantasie senili di una generazione che ha fatto il suo tempo, ben rappresentata dal proprietario Hugh Hefner, maggior azionista del Viagra, e suo testimonial: formose bambolone bionde (e fotografate con un filtro a dominante gialla che le fa apparire tutte pulcini appena schiusi dall'uovo), tutte uguali, rappresentate in situazioni improbabili ed involontariamente comiche. Sesso, zero: c’è molto più erotismo in un catalogo di lingérie. Privato del pudore, il corpo nudo è solo un (bel) pezzo di carne e nulla più.
Quanto all’edizione italiana di Playboy, che tanto mi emozionò, non si stampa più da molti anni, credo. Oh, non che questa autentica patria della cellulite difetti di donne di facili costumi, al contrario: l’irritante fioritura natalizia di calendari lo dimostra. Ma esse dichiarano compunte che mai e poi mai si spoglierebbero per una rivista “per soli uomini”: ci mancherebbe, il loro è un ‘nudo intelligente’.
Ti pareva: pure le spogliarelliste, da noi, si atteggiano ad intellettuali…
Correggo: l'edizione italiana di Playboy è resuscitata. Nel primo numero le immagini (pittosto caste) dell'attrice italiana (ma lei insiste sull'essere soprattutto Sarda)
RispondiEliminaemigrée a Parigi, Caterina Murino. La quale ha dichiarato che «i francesi sono più galanti degli italiani. Gli uomini francesi non hanno l’ossessione di essere machi, hanno un altro modo di vedere le donne, vogliono conoscere le
donne nel loro intelletto».
Così, la signora a Parigi si da arie da intellettuale, mentre in Italia si mostra nuda a beneficio dei connazionali arrapati?
Ma vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaafff, str...