Tutto il resto è noia

Curioso, trovo un pensiero simile in due grandi testi della letteratura francese. La prima citazione è dalla Recherche di Proust. Nell’ultima pagina di “Un amore di Swann”, quando Charles Swann decide finalmente di troncare il morboso rapporto con Odétte de Crecy esclama:

«E dire che ho sciupato anni della mia vita, ho desiderato di morire, ho avuto il mio più grande amore, per una donna che non mi piaceva, che non era il mio tipo!»

Mentre Camus mette in bocca al suo Clamence, protagonista de “La Caduta” questa frase:

«Ho conosciuto un uomo che ha dato vent’anni della propria vita a una sventata, le ha sacrificato tutto, amicizie, lavoro, il decoro della propria vita, e una sera ammise di non averla mai amata. Si annoiava, ecco tutto… perciò si era fabbricato con le proprie mani una vita di complicazioni e di drammi. Bisogna che accada qualcosa, e questa è la spiegazione della maggior parte degli impegni che gli uomini assumono. Bisogna che qualcosa accada, anche la servitù senza amore…»


Non è vero? Capita a volte (o, almeno, è capitato a me) di svegliarsi increduli da quei prolungati incubi dell’esistenza, sgradevoli come blocchi della digestione, che avevamo scambiato per grandi amori. Amori eroici e romantici, amori impossibili e distanti, per donne che - lo scopriamo dopo - nemmeno amavamo, e neppure trovavamo attraenti.
Un fuoco iniziale, abbagliante, e poi... come cantava Califano? Tutto il resto è noia...



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