La legge è legge, 2

Dall’Alpe a Sicilia, c’è voglia di legalità in Italia. Sarà che gli italiani sono tornati dalle vacanze, hanno visto le città europee pulite ed ordinate (e non solo quelle del nord: anche nella mediterranea, latina, cattolica Spagna, a darci la misura di quanto siamo rimasti indietro) e cominciano a chiedersi: perché da noi no?
L’ordinanza contro i lavavetri ha fatto scuola, altre città vogliono copiarla. E si pensa ai prossimi campi di intervento: graffitari, posteggiatori abusivi, prostitute sulle strade, ubriachi, locali notturni rumorosi, venditori ambulanti di merci contraffatte, e via dicendo.
Nel frattempo, in Sicilia, la Confindustria si schiera contro chi paga il pizzo, offrendo per la prima volta una copertura a chi decide di ribellarsi all’intimidazione mafiosa.

Dice il sindaco di Firenze che occorre una rivoluzione concettuale per riportare il rispetto delle regole nelle nostre città. Il che dà la misura di quanto ormai la prassi italiana sia distante dall’Europa. In quale altro paese ci sarebbe questo surreale dibattito sull’applicare le leggi o meno? In quale altro paese un’associazione di imprenditori avrebbe lasciato i suoi aderenti soli per vent’anni a combattere contro il racket, e a farsi ammazzare ?

È come se improvvisamente si fossero svegliati tutti coloro che hanno delle responsabilità sociali, ed avessero scoperto solo oggi che il loro ruolo è proprio di far sì che il cittadino non sia lasciato solo di fronte alle prepotenze altrui.

Se questa moda prende piede Veltroni si potrebbe trovare in serie difficoltà, e il suo “modello Roma” rivelarsi per quello che davvero è: un bluff, pompato dal favore di critici ed intellettuali, e dall’acquiescenza di una stampa singolarmente disponibile.
Niente più lontano dal buonismo veltroniano la nettezza senza compromessi, niente di più alieno dal suo stile avvolgente e consociativo l’affrontare i problemi con provvedimenti suscettibili di creare discussione ed impopolarità. Le strade sono ancora sporche, gli autobus passano quando vogliono, il traffico è caotico come sempre: i problemi atavici di Roma resistono indisturbati, solo che hanno cessato di essere dei problemi. E il Prefetto Serra, congedatosi l’altro ieri per pensionamento, ha detto che lascia una “città sicura”: già, quella dove ogni sera, per anni, hanno potuto esercitarsi indisturbati graffitari ad imbrattare i muri, e piromani ad incendiare motorini. E poi i mendicanti storpi al Pantheon, gli zingarelli in metro, i viados nudi per strada etc… oh, sì, una città sicura, europea, un vero “modello”. Ma non so chi abbia voglia di imitarlo.


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