E per emblema un bue
Il V-Day promosso da Beppe Grillo è stato un grande successo.
Cos’è il V-Day? Una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per ottenere queste tre cose:
- "che persone condannate non possano sedere in Parlamento;
- che nessuno possa essere rieletto per più di due legislature;
- che i candidati al parlamento siano eletti dai cittadini con la preferenza diretta" (e non ho capito se si vuole reintrodurre - quod Deus avertat - il voto di preferenza alle elezioni, o imporre le primarie).
Grillo è un demagogo dell’antipolitica, l’eroe di quella Italia che non cresce mai, quella che vilipendeva il cadavere di Mussolini a Piazzale Loreto, che lanciava le monetine a Craxi davanti all’Hotel Raphael, quella che si definisce di volta in volta “Italia degli Onesti”, o “Società Civile”, quella insomma che si presume eternamente innocente, quella per cui se le cose vanno male è sempre colpa degli altri: dei poteri forti, del Grande Vecchio, del Belzebù di turno (nell’ordine, Mussolini, Andreotti, Craxi, Berlusconi), dei politici in genere etc.
Tutte vittime, e mai nessuno che dica: è anche colpa mia. Tutti bravissimi a battere il “mea culpa” sul petto di qualcun altro, e a guardare la pagliuzza nell'occhio altrui, piuttosto che la trave nel proprio.
L'antipolitica celebrò il suo trionfo all'epoca di Tangentopoli. Sarebbe stato il momento di rimboccarsi le maniche, di impegnarsi nella politica seria e pulita. Fu invece il momento del massimo disimpegno, della delega in bianco alla magistratura, dell'attacco non alla corruzione, ma ai partiti in quanto tali (Grillo ce l'ha a morte con i partiti: ma si svegli, sono finiti da un pezzo, sostituiti da potentati personali). Le famiglie si sedevano alla televisione a guardare i processi, come le tricoteuses durante la rivoluzione francese, a godersi lo spettacolo dei potenti caduti, e pronti ad applaudire altri potenti.
Quello dell'antipolitica è plebe, non popolo. Non pratica l'invettiva civile, ma l'insulto anonimo. Coloro che spernacchiano i 'politici ladri' lo fanno solo perchè esclusi dal banchetto. Al loro posto farebbero la stessa cosa, e se scoprono il marcio gioiscono, ma non per ansia di pulizia, ma perché trovano alibi ai propri non più degni comportamenti ("I politici rubano? E noi non paghiamo le tasse").
Il nostro animale araldico dovrebbe essere il bue, che, come noto, dà del cornuto all’asino.
È da questo humus, secondo Grillo, che dovrebbero uscire gli uomini politici disinteressati, attenti solo al benessere del cittadino? I novelli Cincinnati disposti a farsi da parte una volta che la missione è compiuta?
La ‘vergogna di essere italiano’ me la fanno provare, ben più dei politici, certi nostri compatrioti, furbetti e felici di esser tali. Come quei turisti che vedo all’estero, risalire le code come salmoni, e se qualcuno chiede perché fanno così rispondono sornioni: “Bicos ui ar italianz”. Perché credono pure di essere simpatici…
Ai suoi seguaci Grillo dovrebbe leggere l’ultimo capitolo de “La Caduta” di Albert Camus:
“La libertà non è una ricompensa, né una decorazione che si festeggi con lo spumante; e neppure un regalo, una scatola di leccornie: Oh, no! È anzi un lavoro ingrato, una corsa di resistenza molto solitaria, molto estenuante… per questo la libertà pesa troppo… Si è liberi, quindi bisogna sbrogliarsi, e dal momento che soprattutto non vogliono né la libertà né le relative sentenze, implorano un’autorità che li costringa, inventano regole terribili, corrono ad innalzar roghi per sostituire le chiese. Tutti Savonarola, le dico…”
Un esempio di bue che dice cornuto all'asino: l’altro giorno, dalla mostra di Venezia, un giornalista del TG2 commentando i molti film americani di accesa critica al potere diceva che invece in Italia il cinema è prono ed ossequioso al potere, che lo finanzia, lo fa vivere, e ricordava che Mussolini ha fondato Cinecittà.
RispondiEliminaCritica acuta, ma imbarazzante il pulpito da cui veniva la predica: un telegiornale della RAI (erede dell’EIAR), cioè non esattamente un luogo distante dalla politica, né, di suo, poco ossequioso.
Condivido il fatto che gli italiani, in genere, preferiscono schierarsi tra i furbi e non trai fessi (secondo la distinzione di Giuseppe Prezzolini, ma è innegabile che se i nostri politici dessero esempi diversi da quelli che invece danno quotidianamente, forse un giorno potremmo riscattarci tutti. Non crede ?
RispondiEliminaIndiscutibilmente. Faccio di professione il Dirigente, ed ho quindi ben chiaro il valore del (buon) esempio. Chi ha delle responsabilità pubbliche deve adempierle, come sta scritto nel dimenticatissmo art. 54.2 della nostra Costituzione, con “disciplina ed onore”.
RispondiEliminaMa solo ad un uomo è stato dato di “riscattarci tutti”, come dice lei, duemila anni fa. Credo che oggi dobbiamo farlo da soli, con le nostre forze, e con il nostro contributo personale.
Nel mio intervento volevo appunto sottolineare che una classe dirigente non nasce dal nulla, ma è, nel bene o nel male, lo specchio fedele di un paese. E che è dunque vano prendersela con lo specchio, se l’immagine che riflette non ci piace.
Ed allora, dire che ‘sono i politici a dover dare il buon esempio’ – affermazione in sé corretta, ma insufficiente - mi sembra un modo per dimenticarsi delle responsabilità che incombono su tutti noi singoli, che, insieme, facciamo il “demos”. La ‘plebe’ diventa ‘popolo’ nel momento in cui sorge il Cittadino, l’individuo che esercita le sue libertà, e al tempo stesso responsabilmente ed attivamente pratica i suoi doveri civici.
È solo, se vuole, una differenza di prospettiva: lei pensa che sia lo Stato a dover pulire le strade, a sconfiggere la mafia, etc. Io penso che tocchi ai cittadini non sporcare, non pagare il pizzo etc.
Per me una democrazia è una comunità di attori, non di spettatori.
Solo se esiste un humus di persone attive, impegnate in politica, nel sindacato, nell’amministrazione, sorge una leadership competente e coraggiosa (per dire, uno Charles de Gaulle, che riuscì a trasformare una nazione umiliata e sconfitta in una potenza vincitrice, non è mica nato dal nulla, ma da una grande tradizione, da un senso dello stato, dell’identità nazionale, assimilati per centinaia di anni).
Troppo comodo insomma, presumere di essere innocenti, rispetto allo stato attuale del nostro paese; legga, in proposito, questo bel pezzo, ancora attuale, di Gramsci, sugli “indifferenti”: ecco, io condivido il suo fastidio.
E poco mi impressionano le 300.000 firme raccolte in un giorno per la Grillata, soprattutto se penso a quanto c’è voluto invece per raccogliere le 500.000 firme per il ben più incisivo e serio referendum elettorale.
Grazie della sua visita e del uo commento.
Sono io che la ringrazio per avermi concesso spazio sul suo blog (devo dire molto ben fatto e ricco di contenuti interessanti e che condivido in gran parte).
RispondiEliminaLei mi trova d'accordo in tutto e per tutto, salvo il fatto che dà per scontate alcune questioni che scontate non sono.
In un certo senso, Lei pecca di ottimismo (ma La capisco essendo più giovane di me) mentre io credo di essere non pessimista, ma realista.
Lei è ottimista perché crede nelle capacità e nella volontà di reazione dei singoli cittadini italiani, i quali, per tanti motivi, non ultimi quelli prettamente storici, cittadini non sono e non lo saranno per ancora moltissimo tempo.
Ma questo lo riconosce anche Lei quando racconta di De Gaulle e del dopo guerra francese.
La coscienza di cittadino si acquisisce quando si riconoscono le necessità dei doveri prima della rivendicazioni dei diritti, quando il senso civico ha il sopravvento sull'egoismo individuale e di classe/categoria e mi pare che qui in Italia siamo ancora ben lontani da ciò.
Per questo motivo non posso addossare responsabilità alla gente siciliana, calabrese, pugliese o campana se si sottomette alle vessazioni del malaffare e delle organizzazioni criminali perché lo Stato fa finta di non vedere e si gira dall'altra parte. Quando una delle garanzie che dovrebbe essere certa nell'aderire al patto sociale di uno stato diritto è proprio quella della sicurezza fisica degli individui.
Dico questo con molto rammarico e dopo circa 30 anni di esperienza nella pubblica amministrazione.
Anche io sono un dirigente pubblico ed appartengo ad una categoria di dirigenti che ha sperimentato per prima la scellerata riforma Bassanini che ha introdotto lo spoils system in Italia.
Per questo Le dico che le responsabilità della classe politica degli ultimi 15 anni sono pesantissime nello scadimento della società italiana.
E' vero, noi singoli cittadini non siamo innocenti, ma abbiamo qualche attenuante e nemmeno tanto generica.
P.S. Io sono di quelli che non si vergogna di raccogliere da terra le bottiglie di plastica e cartacce varie quando le incontro sul mio cammino ed ho firmato per il referendum sulla legge elettorale, anche se penso che - avendo partecipato ad eleggere i miei rappresentanti in Parlamento- non ci doveva essere bisogno di sottoscrivere un referendum...
Già che ci siamo vorrei ricordare, inoltre, che siamo ancora carenti di una legge sul conflitto di interesse.
Continuerò a seguire il suo blog, grazie per i suoi interessanti interventi.
Condivido anch'io la valutazione sul Grillo che fa politica facendo finta di non farla. Ma tant'è, visto che non è di moda, è l'unico modo che rimane (e sappiamo che, se c'è una cosa che a noi Italiani importa davvero, è la moda).
RispondiEliminaSpero scenda in campo anche lui, il Beppe nazionale, e si presti alla prova delle urne, e scoprirà che non è così facile. Magari perderà le elezioni, ma guadagnerà in dignità.
E comunque, come commentavo con mia moglie ieri sera, se Ronald Reagan ha potuto essere eletto Presidente degli Stati Uniti, due volte, e con un diluvio di voti entrambe le volte, non poi così impossibile che Grillo venga eletto almeno al posto di Prodi. Perlomeno non mi farà venire sonno ogni volta che compare il Presidente del Consiglio in TV.
Il - ricorrente - paragone con Reagan mi pare quanto meno campato in aria: lui era una persona seria ed aveva un progetto politico. E vinse la guerra fredda, mica niente.
RispondiElimina