A passo di carica, ma guardando all'indietro

La liberazione di Roma come primo passo della liberazione dai preti? Sciocchezze. Porta Pia non fu affatto una sconfitta della Chiesa. I bersaglieri la sollevarono dal fardello del potere temporale, e questo le fece solo bene. Non a caso, ricorda Giulio Andreotti, i più caldi auguri per il Centenario della Breccia nel 1970 vennero proprio da Paolo VI, che definì l’evento “provvidenziale”.
Semmai, la Breccia fu un evento infausto proprio per l’Italia. Il giovane stato, ancora troppo gracile, si trovò a dover crescere all'ombra di una duplice e plurimillenaria tradizione: della Chiesa e dell’Impero. Ne derivò un complesso di inferiorità mai risolto. Come quei figli di padri troppo importanti, che passano tutta la vita a cercare di essere alla loro altezza, la giovane Italia arrivata a Roma si sentì in obbligo di scimmiottare il suo glorioso passato. Basti pensare a due goffi monumenti come il Vittoriano e il Palazzaccio, maldestri tentativi di gareggiare con la grandezza del Colosseo e di San Pietro. O al fascismo.
L'Italia è nata guardando al passato, anziché al futuro.
Prendersela con la Chiesa, se l’Italia è cresciuta con le gambe storte, sarebbe quindi sbagliato. E pure ingeneroso: alla fine, se l’Italia ha ancora una rilevanza internazionale che le permette di “pugilare sopra il proprio peso”, è proprio perché a Roma c’è il Papa. Vero, la Chiesa si intromette spesso e volentieri nelle questioni politiche. Ma un paese che ha una classe politica talmente poco autorevole da poter essere messa in crisi da un comico, dovrebbe cercare in sé stesso le cause della propria debolezza. Il progetto liberale di coloro che fecero il Risorgimento era generoso ma utopico: lasciati a sé stessi, gli italiani non diventano né liberi né liberali, solo anarchici e disordinati. E non è un caso se le due istituzioni più popolari rimangono la Chiesa ed i Carabinieri.
Insomma, spero che non passi l’idea di ripristinare una festa nazionale il 20 settembre. Sarebbe ora di finirla di guardare al passato, e di volgere lo sguardo al futuro. Ma in questo paese di passatisti patologici, so che il mio auspicio è vano.
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