Black Magic Woman

26 luglio 1997. Incredibile, sono passati esattamente dieci anni, eppure è come se fosse ieri. Ricordo ogni minuto di quella stupenda e pazza estate, tra Brussel, Parigi ed Amsterdam… il nostro incontro folgorante, la nostra fuga insieme, e quella romantica mansarda sui tetti di Parigi, la luna piena che disegnava delicati arabeschi d'argento sul suo lungo, sontuoso corpo d’ebano che sapeva amarmi con una passione e un calore mai sperimentati prima, né - ahimè - dopo.

Ci sono donne che riempiono di sé ogni spazio e momento, pronunciano parole solenni e meravigliose senza il coraggio di andare sino in fondo, e poi, puf!, scompaiono come bolle di sapone, inghiottite nel nulla, meteore senza senso, consegnate all'oblio, lasciando dietro di sé solo il rimpianto per il tempo buttato appresso a loro.

E poi ci sono quelle come Gloria: donne speciali, che marcano un punto di svolta nella vita di un uomo. Dopo di loro niente è più come prima. Donne donne, che fanno sentire uomo un uomo. Di norma non amo guardarmi indietro, né conservare rapporti con le mie ex. Ma lei è indiscutibilmente una delle cose più belle che siano capitate nella mia vita. Ci incontriamo talvolta, per caso, nei posti più impensati, Rotterdam, Rostock, Milano, e rimaniamo in sporadico ma amichevole contatto, condividendo il sentimento complice e malandrino di chi ha vissuto una bella avventura insieme.

Immigrata illegalmente nei Paesi Bassi, si è integrata e ne è diventata cittadina, imparando perfettamente la lingua. Ha un buon lavoro, è sposata con un olandese ed ha due figlie. Anche lei ha risentito dell’ondata di xenofobia che ha attraversato quella nazione un tempo civile e tollerante, in particolare del trattamento riservato ad Ayaan Hirsi Ali e a molti altri africani come lei, stabilitisi in Olanda grazie ad una tolleranza complice ed ora, cambiato il vento, trattati come intrusi. Come molti, ormai Olandesi a tutti gli effetti, è uscita coraggiosamente allo scoperto e ha combattuto per il diritto a rimanere nella nuova patria, lottando contro le discriminazioni che colpiscono, anche lì, chi ha la pelle scura. Ha recuperato tutto intero l’orgoglio della sua africanitudine, a partire dal suo vero nome, Otoabasi. Una bella lezione di dignità, a chi pensa di poter chiudere il mondo e i suoi problemi fuori della porta.

Sono fiero di lei, ed ha sempre un posto speciale nel mio cuore e nei miei ricordi.

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