I complessi di colpa dell'Occidente

Ho trovato questo trafiletto di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera (18/II). Illustra in poche righe il diffuso e patologico 'complesso di inferiorità' occidentale di cui ho parlato nella mia ricerca "Is there a West?". Ritengo che l'Occidente sia prigioniero della sua tradizionale visione che lo pone al centro della storia umana, anche quando denuncia i suoi limiti ed errori storici. Così, nel caso, citato nell'articolo, della tratta degli schiavi, si omette di dire che gli euro-americani non furono i soli acquirenti di schiavi né i soli impegnati nella tratta, che ebbe come complici i mercanti arabi e le stesse tribù africane.
Piuttosto equivoca, invece la nozione di "conquiste universali" dell'Occidente. Pochi, fuori dall'Occidente stesso, la condividerebbero, e quindi, ancora una volta, si tratta di un'autoillusione.

Ha fatto bene il ministro dell'Istruzione inglese Alan Johnson a rendere argomento obbligatorio dello studio della storia nella scuola secondaria la tratta degli schiavi. «Voglio - ha spiegato - che i giovani riflettano in modo critico su temi come l'etnicità, la religione, la razza». Ma con due obiezioni. La prima è che nel mondo un'unica cultura, ahimè, quella europea, si muove in questa direzione, e ciò crea un evidente squilibrio nella percezione del passato e nel giudizio su di esso. La seconda è che da tempo, ormai, il «pensiero critico» che la nostra scuola insegna alle nuove generazioni è quasi sempre solo un pensiero autocritico verso l'Occidente, all'insegna del «rimorso dell'uomo bianco». Un equilibrato senso storico vorrebbe invece che accanto alle colpe si insistesse almeno egualmente sulle conquiste universali dell'Occidente stesso. Ma qualcuno ne sente parlare oggi nelle aule scolastiche?
Lo stesso torna sul tema dello schiavismo il 9 Maggio 2007:

ALTRI SCHIAVISTI

Nei tanti discorsi e libri che si fanno e si scrivono in Italia sulle colpe storiche del binomio Occidente-capitalismo (in genere per sminuire quelle del comunismo) lo schiavismo occupa uno dei primissimi posti. È forse per questo che è passata sotto silenzio una storia finalmente completa di quel terribile fenomeno: La tratta degli schiavi di Olivier Pétré-Grenouilleau, libro uscito l’anno scorso dal Mulino. Perché l’autore dimostra che, contro circa 11 milioni di persone trasportate in catene fra il 1519 e il 1867 dall’Africa verso le Americhe dagli europei, furono ben 17 milioni (cioè oltre il 50 per cento in più) gli schiavi venduti in un arco assai più lungo di tempo all’interno dell’Africa nera stessa e nei paesi islamici ad opera, naturalmente, di mercanti non europei. Nel 1900 in Africa occidentale «c’erano più schiavi di quanti avessero mai avuto le Americhe in qualsiasi momento della loro storia» (p. 419)

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