Ma il vero delitto è la bruttezza

Non andrò a vedere la mostra organizzata alla Galleria d'Arte Moderna di Roma su Adolf Loos. Il fatto che si continui ad onorare la memoria di un simile personaggio è indice dell'arretratezza della cultura architettonica nostrana.
Loos operò a Vienna nei primi anni del secolo. Erano gli anni del Liberty, della Secessione, che esprimevano un giovanile gusto e gioia di vivere, forse un po' incoscienti, vista la tragedia della Grande Guerra che incombeva.
Su questi fermenti vitali, la sua influenza agì come una gelata: "l'ornamento è un delitto", decretò, e fu ampiamente applaudito da tutti quelli che vedevano nella decorazione delle case solo un inutile spreco di tempo e soldi. All'architettura fu fatto vestire un abito da monaco, proprio mentre le nuove tecnologie e materiali da costruzione avrebbero consentito alla fantasia di sbizzarrirsi oltre l'immaginabile (come, in luoghi più solari dimostrò il genio isolato di Antoni Gaudì).
La sua eredità è durevole: ridotta all'essenziale, una casa non è altro che un cubo, e le finestre null'altro che delle aperture. Adolf Loos è il padre putativo di tutti i blocchi di prefabbricati monotoni ed uguali a sè stessi di cui il globo è costellato. Una perenne eredità del brutto.

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