Scurdammoce 'o passato!!!

Francesco Alberoni, inossidabile rivenditore di aria fritta e celebrato autore di ovvietà lapalissiane, dalle pagine del giornale più serioso (se ci scrive lui, si vede che tanto serio non è) quotidiano italiano, il Corriere della Sera, sancisce che “Quando in una coppia l'amore finisce, maschi e femmine tendono a reagire in modo diverso. I maschi tendono a trascinare il rapporto, le donne rompono bruscamente e spesso in modo definitivo”.
Sarà… Per me, invece, quando una storia d’amore è finita, è finita: non sento il bisogno di continuare ad avere alcun rapporto con la mia ex. Il fatto stesso che una relazione sia stata troncata - se ciò non è dovuto a cause di forza maggiore bensì a fatto di una delle parti - è la prova provata che nemmeno doveva iniziare. Ogni volta che, spinto da latente sentimentalismo, ho ceduto alla richiesta di rivedere una mia ex, l’esperienza è stata mortificante.
Privata dei significati che l’amore le aveva attribuito, del suo manto di fascino, la persona che si incontra è assai peggio di un’estranea: è un equivoco, una perdita di tempo, un clamoroso errore, un vicolo cieco. Credevi fosse l’unica per te, invece era una delle tante. Meglio voltare pagina, dunque, senza guardare indietro, traendo profitto dall’esperienza compiuta per non ricaderci più: fare nuovi errori, nella vita, è ammissibile ed eccitante, ripetere quelli vecchi è imperdonabile e noioso. Come scrive Calvino, nelle 'Città invisibili':
"I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi".

Compiango sinceramente, perciò, le persone che si crogiolano nella contemplazione del loro passato, i collezionisti di ricordi, gli instancabili cronisti di sé stessi, coloro che riposano sul comodo letto delle esperienze già fatte, che guardano la realtà attraverso le lenti del già visto.
Liberarsi della zavorra del passato è l'unico modo per vivere liberamente nuove esperienze: "L'amore uccide ciò che siamo stati perché si possa essere ciò che non eravamo", dice S. Agostino. Guai, dunque, a portarsi il proprio passato in una nuova storia.

A smentita della tesi di Alberoni, del resto, sta il fatto che subisco da mesi le puerili molestie telematiche di una signora che, ai tempi della nostra relazione, fu con me piuttosto arrogante ed insensibile. Oh, allora avrei dato l’anima per lei, cambiato Paese e lavoro senza pensarci, con leggera follia; ma una volta finita, non l'ho mai più cercata: la sua stessa esistenza mi è diventata improvvisamente indifferente. Questo sembra indispettirla, e fa di tutto per ricordarmi che lei, in qualche sperduto e dimenticato angolo di mondo, esiste ancora: del che, sinceramente, io me ne infischio.
Le donne che rompono bruscamente lo fanno solo perchè
si aspettano che l'uomo correrà loro dietro. Abituate sin dalla loro adolescenza ad avere un codazzo dietro di sé, non amano fare a meno di nessuno. Così, passata una certa età, diventano semplicemente patetiche.
Mentre noi uomini, prof. Alberoni, impariamo se non altro a goderci la vita e a guardarci intorno. Possiamo ancora amare, ma la fine di una storia riporta ogni cosa alla sua giusta dimensione. La rottura restituisce la donna che amammo al mare magnum - che, come sappiamo, è pieno di pesce fresco ...

Avere quarant’anni, per un uomo, è semplicemente fantastico!

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