L'ultimo volo di Folon



Erede della grande tradizione belga del disegno e del fumetto, l'aveva portata a livelli di poesia inarrivabili. La sua tavolozza si nutriva dei colori dell'arcobaleno. Narrava un mondo fiabesco e leggiadro, lontano dagli intellettualismi aridi che affollano i Musei d'Arte Contemporanea, ma niente affatto disimpegnato (la sua colomba dedicata alla 'Pace Preventiva', la campagna elettorale italiana del 2001). Si era ugualmente cimentato con la scultura, l'incisione, la pubblicità: queste sono tre mie foto di una sua campagna pubblicitaria a Roma, Via della Conciliazione, nel 1998. Certamente debitore del surrealismo di Magritte, i suoi paesaggi avevano tuttavia perso la nera inquietudine della notte per colorarsi dell'aria e delle solarità del Mediterraneo.
I suoi ometti anonimi (che chiamava "mes petit bonhommes") vestivano indefettibilmente cappello e paltò, ma si trasformavano in sorprendenti centauri, o in angeli pronti a librarsi in cielo. Come a simboleggiare che persino da una grigia maschera borghese può sprigionarsi la potenza della fantasia e del sogno. Un messaggio di grande speranza, e di conforto. Che la luce sia sempre con lui.
I suoi ometti anonimi (che chiamava "mes petit bonhommes") vestivano indefettibilmente cappello e paltò, ma si trasformavano in sorprendenti centauri, o in angeli pronti a librarsi in cielo. Come a simboleggiare che persino da una grigia maschera borghese può sprigionarsi la potenza della fantasia e del sogno. Un messaggio di grande speranza, e di conforto. Che la luce sia sempre con lui.
foto © Dario Quintavalle1998
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