L'Europa è una rana, attenti a che non scoppi...

L’avvio dei negoziati di adesione tra l’Unione Europea e la Turchia è frutto di un equivoco. Fino ad oggi, i successivi allargamenti dell’Unione sono avvenuti estendendo il quadro giuridico comunitario, il cosiddetto acquis, ai nuovi aderenti. L’Unione si trovava pertanto ad avere due categorie di soci: quelli che avevano partecipato alla negoziazione del quadro giuridico comunitario nel suo momento formativo, e che talvolta si riservavano di restare fuori da singole politiche attraverso clausole di opting out (come la Gran Bretagna a proposito dell’Europa di Schengen e dell’Euro); e i nuovi soci, che dovevano puramente e semplicemente importare nel proprio ordinamento tutta la normativa comunitaria, senza eccezione. Per i vecchi soci l’Europa era à la carte, per i nuovi un ‘prendere o lasciare’. Questa formula ha funzionato bene finché l’Europa è stata definita dalla Cortina di Ferro. La Comunità Europea era, in realtà, la Comunità dell’Europa Occidentale. Ha invece cominciato a scricchiolare con il maxiallargamento ai 10 nuovi paesi dell’ex blocco Comunista. Ci si è accorti che l’Europa allargata non era più la stessa di prima, né per i nuovi soci né per i vecchi. Un ulteriore allargamento all’Ucraina, alla Turchia, alla Romania e Bulgaria, costringerebbe a un ripensamento dell’intera essenza della costruzione europea. Il rischio è per capirci, che come la rana della favola di Esopo, questa Europa si gonfi oltre i suoi limiti per poi scoppiare.
Il Ministro degli Esteri Britannico Jack Straw ha ricordato che la Turchia fa già parte di numerose istituzioni europee, come il Consiglio d’Europa, ed è un membro della Nato.
Qui forse si nasconde l’equivoco. La Turchia è indubbiamente un paese Occidentale, o almeno occidentalizzato. Non è invece un paese europeo. Fino alla caduta del Muro di Berlino, la distinzione era sottile al punto da essere irrilevante. L’Europa come definita dalla Cortina di Ferro era l’Europa Occidentale. Oggi non è più così.
Nel mio saggio, “Is there a West” ho tentato di identificare in che cosa consiste l’Occidente. Ho ritenuto di poterlo definire come un attore della sicurezza collettiva che si basa su una comunità politica che condivide i medesimi valori liberali. Quindi all’Occidente, inteso in questo senso, sono estranei tanto paradigmi culturali (quelli cari all’Huntington del ‘Clash of Civilizations’) quanto precisi confini geografici. Al contrario, l’identità europea ha alla base un ben preciso paradigma culturale (quello classico romano - germanico) e anche, piaccia o meno, religioso (cioè cristiano). Ed è anche un’entità geograficamente definita, per cui, sebbene i suoi confini siano malcerti, essi non possono essere spinti indefinitamente oltre la linea naturale degli Urali – Bosforo – Mediterraneo. L’Occidente come comunità politica è una costruzione essenzialmente intergovernativa. L’Europa invece ha già da tempo compiuto la scelta di essere non solo una comunità di Stati, ma di popoli.
L’Europa è un sottoinsieme dell’Occidente, ed Europa comunitaria ed Occidente Euromediterraneo non corrispondono più. La Turchia fa certamente parte delle istituzioni di sicurezza dell’Occidente, ma non potrebbe entrare a far parte dell’Europa senza che il suo ingresso ridefinisse perciò stesso l’essenza dell’Unione, che diverrebbe molto più uno spazio economico e commerciale euromediterraneo e molto meno un’Europa dei popoli uniti da una parentela e da una storia civile e religiosa comune.
Insomma, l’ingresso della Turchia in Europa non sarebbe un semplice Allargamento, ma cambierebbe definitivamente la natura, gli scopi e le prospettive dell’Unione, in un senso drammaticamente diverso da quello previsto e voluto dai padri fondatori. A questo punto non esiste garanzia alcuna che una simile costruzione possa reggere, e che i popoli che compongono l’Unione non si disamorino da un’operazione percepita come soltanto di vertice.
Naturalmente volere trasformare l’Unione europea in questo senso è un’opzione legittima, purché le implicazioni di questa operazione siano tenute ben presenti e il risultato sia tra quelli previsti, preparati e desiderati. Ma non sembra che quanti vogliono la Turchia in Europa abbiano attentamente meditato tutto questo. Non è un caso del resto che i maggiori sostenitori dell'adesione della Turchia non siano in Europa, ma in America, nell'Amministrazione Bush, dove certamente l'effetto dirompente del nuovo allargamento non è nè sottovalutato, nè temuto.

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