"Eh, ma io..."

Appena tornato da un breve viaggio in Germania. Casualmente, fanno dieci anni esatti dal primo grande viaggio in Europa. E come sempre fatico a riadattarmi al traffico e al chiasso di Roma. Non capisco perché quel tale in motorino deve superarmi al semaforo rosso, mettersi davanti a me, e poi, visto che non può vedere la luce verde, aspettare che gli suoni da dietro per muoversi. Non capisco l’esibito disordine, la compiaciuta lentezza con cui facciamo tutto, questo paese che non sembra mai voler cambiare.
Non è che gli italiani non viaggino. Vanno sempre più all’estero, sanno le lingue, ammirano l’ordine altrui. Ma sembrano considerarlo una variabile della meteorologia: c’è l’ordine così come c’è la pioggia, è un fatto immanente. Tornano in Italia sconsolati, parlano di ciò che hanno visto con ammirazione, dell’ordine e della pulizia delle città del nord… e continuano a guidare e a comportarsi come prima.
Nel dna dell’italico medio sembra mancare del tutto il concetto di responsabilità personale. Non si sa di chi sia la colpa se le cose in Italia vanno male: dello Stato, della Storia, del Vaticano? Di certo però è sempre colpa di qualcun altro
Scriveva Prezzolini che gli italiani si dividono in furbi e fessi. Non mi pare proprio. Direi piuttosto che ci sono persone che credono di essere furbe, ma son fesse come le altre. Altrimenti non si spiega come un Paese benedetto da Dio per clima, storia, arte, varietà e bellezza del paesaggio, sia poi così difficile e scomodo da vivere.
Continuiamo così, facciamoci del male.

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