Il Gran Libro della Giustizia
Librone da 1 metro e 40 per lo scrivano della Corte
NOVITA' BUROCRATICHE
Gian Antonio Stella
dal Corriere della Sera del 7 agosto 2003
E il calamaio? Niente calamaio? I più spiritosi, negli uffici giudiziari italiani, stanno meditando una lettera all' Illustrissimo Messer Guardasigilli: vorrebbero una penna d' oca, una boccetta di nero di seppia e del talco per asciugarlo. Così, scartata la banalità informatica di Windows XP, potrebbero finalmente essere all' altezza dell' ultimo strumento tecnologico che il ministero ha messo in questi giorni a loro disposizione: un registro che, aperto, misura 40 centimetri di altezza per un metro e 40 di larghezza. Degno erede dei ciclopici libri medievali che venivano portati a dorso di mulo. Sia chiaro: non è il record mondiale. Se qualcuno in via Arenula aspirava a far entrare la creatura nel Guinness dei primati, se lo scordi. Esiste un libro stampato in Colorado nel 1976 (si sa come sono gli americani: esagerano) largo 2 metri e 74 centimetri, alto 3 virgola 7 e pesante 262 chili. Quasi il doppio di Mario Borghezio. Mai si era visto prima sul pianeta, però, un volume extra large di quel genere entrare tra le dotazioni dei magistrati chiamati a fornire una giustizia finalmente rapida. L' estroso funzionario ottocentesco che lo ha inventato, presumibilmente lisciandosi i baffi di capecchio a manubrio e carezzandosi la chioma composta nella retina, l' ha battezzato fantasiosamente «1/A/SG». Spiegano gli esperti, tuttavia, che altro non è, ' sto po' po' di massa cartacea rilegata, che l' erede del Modello 12, il «Registro delle spese erogate dall' erario». Vale a dire il libro sul quale vanno minutamente annotati tutti i soldi anticipati nel corso di un procedimento dallo Stato (dalle «trasferte» pagate ai brigadieri in missione all' uso degli interpreti alle spese di viaggio di un perito) destinati a essere caricati sul groppo dei condannati, alla fine dell' iter giudiziario, come spese processuali. Una nuova edizione, ma più grande (di alcuni centimetri) e più ricca: le colonnine da riempire rigorosamente a mano, con la pazienza che Taddeo Crivelli e Franco De Russi impiegarono a metà del Quattrocento per impreziosire con le loro miniature la celeberrima «Bibbia Bela» di Borso d' Este, sono salite da una quarantina (scarsa) a 52, con altre 22 colonnine secondarie (totale: 74) per i centesimi di euro. Lo stretto necessario per impantanare qualsiasi ufficio inchiodando un poveretto alla schiavitù di riportare ogni dettaglio. Metti che il maresciallo Esposito Ruggero sia andato da Milano a Sesto San Giovanni: ha diritto a 4 (quattro) euro di «missione» che il Tesoro paga subito in attesa di farsi rimborsare da chi perde la causa. Lo scriba, possibilmente in bello stile, deve riportare colonna dopo colonna il numero del processo, chi ne è competente, il nome del magistrato addetto al caso, il nome del maresciallo, la sua data di nascita, il luogo, il domicilio, il codice fiscale... E via così, su un tavolo rigorosamente sgombro per poter ospitare il libro taglia XXL, di voce in voce. L' occhio vigile a controllare che sia stata rispettata la prima delle raccomandazioni del ministero: «Il registro prima di essere posto in uso presso gli uffici giudiziari deve essere numerato e vidimato ogni mezzo foglio dal Dirigente della Cancelleria...». Scusate: non bastava una firma sulla prima pagina? No. Una per pagina? No: «ogni mezzo foglio». Perché allora non una firma ogni rigo? Immaginiamo la risposta: per rendere il processo più spedito. Intendiamoci: la surreale innovazione cartacea, arricchita da criptici ordini che ricordano come ogni spesa di viaggio dei magistrati e degli operatori giudiziari sia regolata dagli «artt. 41, 42, 43,44 e 107 comma 3 lett. a) 131 comma 4 lett. b), 143 comma I lett. b) 145 comma...», non dipende solo da Roberto Castelli, al quale i giudici hanno appena rinfacciato, nel convegno «Informatica e processo» organizzato dalla Cassazione, i continui tagli ai finanziamenti per l' aggiornamento e il potenziamento della rete informatica che «rischiano di portare il sistema giustizia alla paralisi» e sono in plateale contrasto con la promessa berlusconiana di rendere più efficiente la macchina dello Stato con massicci finanziamenti sui computer. E' figlia anche di una serie di «pensamenti» del precedente governo ulivista. E, in genere, di quella contraddizione tutta italiana che vede, da una parte, lo spreco di immense risorse e, dall' altra, un' attenzione pignolina e sparagnina alle minuzie. Certo è che il nuovo registro (ne devono avere uno tutti i Tribunali, le Corti d' appello, le Procure così via...) consegnato qua e là con largo ritardo in questi ultimissimi giorni è destinato a spingere gli uffici più efficienti a una scelta che nel 2003 appare ridicola: a tenere la contabilità là dove dovrebbe stare, cioè nel computer, e delegare poi un amanuense a copiare ciò che è stato archiviato in digitale negli appezzamenti tabellari del librone. A Venezia lo fanno già. Uno scrivano è praticamente delegato a questo: estrarre i dati di 6.000 pratiche l' anno dal XXI Secolo informatico e trasferirli nel Medioevo cartaceo. Un capolavoro. Che tocca vette inimmaginabili di demenza burocratica nella definizione delle trattenute da fare ai consulenti, dallo psichiatra al perito chimico, incaricati dal magistrato di collaborare a una inchiesta. Prima erano considerati dei professionisti chiamati a una semplice prestazione d' opera, oggi sono assimilati ai dipendenti. Lo Stato, dunque, chiede agli sventurati che devono compilare il Registro di calcolare i pagamenti tenendo conto non solo del tariffario ma anche del reddito del singolo esperto. Applicandogli la giusta aliquota in base alla denuncia dei redditi. Ve lo immaginate il casino in un mondo di migliaia di consulenti che ruotano da Palermo a Brescia, da Trieste a Catanzaro? Bene: aggiungete che il librone dev' essere riempito in ogni colonnina: trattenuta Irpef, addizionale regionale, addizionale provinciale, addizionale comunale, Irap... Il tutto anche sul pagamento di una «vacazione» (chiamarla «chiamata» suonava troppo poco farraginoso) di 14 euro e 68 centesimi per un interprete che ha lavorato due ore. Auguri.
Gian Antonio Stella
Niente da dire... il librone (lo sciagurato Modello XII) esiste sul serio... e devo vidimarlo ogni mese...
NOVITA' BUROCRATICHE
Gian Antonio Stella
dal Corriere della Sera del 7 agosto 2003
E il calamaio? Niente calamaio? I più spiritosi, negli uffici giudiziari italiani, stanno meditando una lettera all' Illustrissimo Messer Guardasigilli: vorrebbero una penna d' oca, una boccetta di nero di seppia e del talco per asciugarlo. Così, scartata la banalità informatica di Windows XP, potrebbero finalmente essere all' altezza dell' ultimo strumento tecnologico che il ministero ha messo in questi giorni a loro disposizione: un registro che, aperto, misura 40 centimetri di altezza per un metro e 40 di larghezza. Degno erede dei ciclopici libri medievali che venivano portati a dorso di mulo. Sia chiaro: non è il record mondiale. Se qualcuno in via Arenula aspirava a far entrare la creatura nel Guinness dei primati, se lo scordi. Esiste un libro stampato in Colorado nel 1976 (si sa come sono gli americani: esagerano) largo 2 metri e 74 centimetri, alto 3 virgola 7 e pesante 262 chili. Quasi il doppio di Mario Borghezio. Mai si era visto prima sul pianeta, però, un volume extra large di quel genere entrare tra le dotazioni dei magistrati chiamati a fornire una giustizia finalmente rapida. L' estroso funzionario ottocentesco che lo ha inventato, presumibilmente lisciandosi i baffi di capecchio a manubrio e carezzandosi la chioma composta nella retina, l' ha battezzato fantasiosamente «1/A/SG». Spiegano gli esperti, tuttavia, che altro non è, ' sto po' po' di massa cartacea rilegata, che l' erede del Modello 12, il «Registro delle spese erogate dall' erario». Vale a dire il libro sul quale vanno minutamente annotati tutti i soldi anticipati nel corso di un procedimento dallo Stato (dalle «trasferte» pagate ai brigadieri in missione all' uso degli interpreti alle spese di viaggio di un perito) destinati a essere caricati sul groppo dei condannati, alla fine dell' iter giudiziario, come spese processuali. Una nuova edizione, ma più grande (di alcuni centimetri) e più ricca: le colonnine da riempire rigorosamente a mano, con la pazienza che Taddeo Crivelli e Franco De Russi impiegarono a metà del Quattrocento per impreziosire con le loro miniature la celeberrima «Bibbia Bela» di Borso d' Este, sono salite da una quarantina (scarsa) a 52, con altre 22 colonnine secondarie (totale: 74) per i centesimi di euro. Lo stretto necessario per impantanare qualsiasi ufficio inchiodando un poveretto alla schiavitù di riportare ogni dettaglio. Metti che il maresciallo Esposito Ruggero sia andato da Milano a Sesto San Giovanni: ha diritto a 4 (quattro) euro di «missione» che il Tesoro paga subito in attesa di farsi rimborsare da chi perde la causa. Lo scriba, possibilmente in bello stile, deve riportare colonna dopo colonna il numero del processo, chi ne è competente, il nome del magistrato addetto al caso, il nome del maresciallo, la sua data di nascita, il luogo, il domicilio, il codice fiscale... E via così, su un tavolo rigorosamente sgombro per poter ospitare il libro taglia XXL, di voce in voce. L' occhio vigile a controllare che sia stata rispettata la prima delle raccomandazioni del ministero: «Il registro prima di essere posto in uso presso gli uffici giudiziari deve essere numerato e vidimato ogni mezzo foglio dal Dirigente della Cancelleria...». Scusate: non bastava una firma sulla prima pagina? No. Una per pagina? No: «ogni mezzo foglio». Perché allora non una firma ogni rigo? Immaginiamo la risposta: per rendere il processo più spedito. Intendiamoci: la surreale innovazione cartacea, arricchita da criptici ordini che ricordano come ogni spesa di viaggio dei magistrati e degli operatori giudiziari sia regolata dagli «artt. 41, 42, 43,44 e 107 comma 3 lett. a) 131 comma 4 lett. b), 143 comma I lett. b) 145 comma...», non dipende solo da Roberto Castelli, al quale i giudici hanno appena rinfacciato, nel convegno «Informatica e processo» organizzato dalla Cassazione, i continui tagli ai finanziamenti per l' aggiornamento e il potenziamento della rete informatica che «rischiano di portare il sistema giustizia alla paralisi» e sono in plateale contrasto con la promessa berlusconiana di rendere più efficiente la macchina dello Stato con massicci finanziamenti sui computer. E' figlia anche di una serie di «pensamenti» del precedente governo ulivista. E, in genere, di quella contraddizione tutta italiana che vede, da una parte, lo spreco di immense risorse e, dall' altra, un' attenzione pignolina e sparagnina alle minuzie. Certo è che il nuovo registro (ne devono avere uno tutti i Tribunali, le Corti d' appello, le Procure così via...) consegnato qua e là con largo ritardo in questi ultimissimi giorni è destinato a spingere gli uffici più efficienti a una scelta che nel 2003 appare ridicola: a tenere la contabilità là dove dovrebbe stare, cioè nel computer, e delegare poi un amanuense a copiare ciò che è stato archiviato in digitale negli appezzamenti tabellari del librone. A Venezia lo fanno già. Uno scrivano è praticamente delegato a questo: estrarre i dati di 6.000 pratiche l' anno dal XXI Secolo informatico e trasferirli nel Medioevo cartaceo. Un capolavoro. Che tocca vette inimmaginabili di demenza burocratica nella definizione delle trattenute da fare ai consulenti, dallo psichiatra al perito chimico, incaricati dal magistrato di collaborare a una inchiesta. Prima erano considerati dei professionisti chiamati a una semplice prestazione d' opera, oggi sono assimilati ai dipendenti. Lo Stato, dunque, chiede agli sventurati che devono compilare il Registro di calcolare i pagamenti tenendo conto non solo del tariffario ma anche del reddito del singolo esperto. Applicandogli la giusta aliquota in base alla denuncia dei redditi. Ve lo immaginate il casino in un mondo di migliaia di consulenti che ruotano da Palermo a Brescia, da Trieste a Catanzaro? Bene: aggiungete che il librone dev' essere riempito in ogni colonnina: trattenuta Irpef, addizionale regionale, addizionale provinciale, addizionale comunale, Irap... Il tutto anche sul pagamento di una «vacazione» (chiamarla «chiamata» suonava troppo poco farraginoso) di 14 euro e 68 centesimi per un interprete che ha lavorato due ore. Auguri.
Gian Antonio Stella
Niente da dire... il librone (lo sciagurato Modello XII) esiste sul serio... e devo vidimarlo ogni mese...
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