Fucilate gli ammiragli
Recensione per Amazon
Fucilate gli ammiragli: La tragedia della Marina italiana nella seconda Guerra Mondiale (Le Scie)
di Gianni Rocca
Documentato e facilmente leggibile paperback sulla storia tragica della Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. All'inizio del conflitto la flotta è la quinta del mondo, ma alla prova dei fatti rivela tutta la propria inesperienza e inadeguatezza. Rocca mette il dito su varie piaghe, che dovrebbero far riflettere anche oggi: l'assenza di una direzione politica realistica, la permeabilità dei comandi all'influenza del potere politico, le meschine gelosie dei vertici. E poi l'assenza di una mentalità interforze, che priva la Marina del sostegno dell'aeronautica, la scelta suicida di non sviluppare un proprio autonomo potenziale aeronavale, nella Guerra che vide il trionfo della portaerei, l'uso antiquato dello strumento sommergibili, quando i tedeschi avevano già colto brillanti successi con la tattica dei 'branchi di lupo'. Infine il coraggio individuale degli incursori, da Teseo Tesei a Durand de La Penne, che regala all'Italia successi e vantaggi che gli alti comandi non avranno la capacità di sfruttare. Un grande patrimonio di uomini e mezzi mandato allo sbaraglio. Avvincente lettura sul filo degli scontri navali, degli eroismi personali, degli intrighi e delle gelosie tra alti gradi delle forze armate, della diffidenza e rivalità con l'alleato tedesco. Un vivido affresco che si apre e si chiude con il sangue degli ammiragli Campioni e Mascherpa, fatti fucilare nel 1944 al termine di un processo farsa, capri espiatori di un regime che cerca di allontanare da sé le colpe della guerra perduta.
Fucilate gli ammiragli: La tragedia della Marina italiana nella seconda Guerra Mondiale (Le Scie)
di Gianni Rocca
Documentato e facilmente leggibile paperback sulla storia tragica della Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. All'inizio del conflitto la flotta è la quinta del mondo, ma alla prova dei fatti rivela tutta la propria inesperienza e inadeguatezza. Rocca mette il dito su varie piaghe, che dovrebbero far riflettere anche oggi: l'assenza di una direzione politica realistica, la permeabilità dei comandi all'influenza del potere politico, le meschine gelosie dei vertici. E poi l'assenza di una mentalità interforze, che priva la Marina del sostegno dell'aeronautica, la scelta suicida di non sviluppare un proprio autonomo potenziale aeronavale, nella Guerra che vide il trionfo della portaerei, l'uso antiquato dello strumento sommergibili, quando i tedeschi avevano già colto brillanti successi con la tattica dei 'branchi di lupo'. Infine il coraggio individuale degli incursori, da Teseo Tesei a Durand de La Penne, che regala all'Italia successi e vantaggi che gli alti comandi non avranno la capacità di sfruttare. Un grande patrimonio di uomini e mezzi mandato allo sbaraglio. Avvincente lettura sul filo degli scontri navali, degli eroismi personali, degli intrighi e delle gelosie tra alti gradi delle forze armate, della diffidenza e rivalità con l'alleato tedesco. Un vivido affresco che si apre e si chiude con il sangue degli ammiragli Campioni e Mascherpa, fatti fucilare nel 1944 al termine di un processo farsa, capri espiatori di un regime che cerca di allontanare da sé le colpe della guerra perduta.
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