La seduzione e i sottaceti


Imperversa, sui cartelloni e sulle pagine interne dei giornali, una pubblicità di sottaceti e condimenti per la bruschetta: una donna nuda biondo-platinato con occhiali da sole cerca di attrarre l’attenzione del passante e del lettore sul prodotto. Il risultato è piuttosto dubbio, visto che uno si ricorda, evidentemente, della barbie e non dei sottaceti. Queste cose, tristemente, non scandalizzano più nessuno: non una femminista (esistono ancora?) che si sia levata a protestare contro l’uso commerciale del corpo femminile; non un parroco né un vescovo che si curino più di condannare la peccaminosa esibizione del nudo. Sono tutti diventati troppo smaliziati per partecipare allo scontato gioco della ‘provocazione’.

Sarà la mezza età e l’ormone infiacchito, ma vorrei allora protestare io, non in nome della moralità e del buon costume, bensì del maschio stanco di essere bombardato da ogni parte da messaggi e foto a contenuto sessuale. Siamo davvero tutti dei guardoni, maniaci con la bava alla bocca, mandrilli pronti all’eccitazione per un centimetro di pelle nuda? E che noia, diciamo la verità! Tutto così scontato e déjà vu.

Ricordo che la mia adolescenza coincise con una vera (e controversa) rivoluzione sessuale: i primi nudi sulle spiagge, i vecchi pretori che sequestravano i film con blande scene di sesso, le poliziotte che andavano a multare le ragazze in topless. La scoperta del corpo, alla fine degli anni 70 fu un autentico movimento di liberazione dalle convenzioni e dalla moralità piccolo borghese. Eh, sì, perché l’Italia contadina col sesso conviveva benissimo; era invece l’Italia inurbata e impiegatizia a sentirsi a disagio nei confronti dei richiami della modernità e a rifugiarsi, quindi, nel decoro e nel pudore perbenista.

L’attrice che posava nuda per Playboy o Playmen immancabilmente denunciava poi di esservi stata “costretta” dalle regole dello spettacolo. Queste dichiarazioni scandalizzavano, diffondevano il gusto un po' morboso del peccato e della corruzione. Il maschio se ne sentiva compiaciuto e rassicurato: il padrone, quello che teneva le fila, era sempre lui. Non era così, naturalmente (è stato mai così?), ma il gioco dei ruoli veniva rispettato.
Oggi invece il nudo è una nuova uniforme, un passaggio scontato e depurato da ogni scandalo: puntuali, tra poco, cominceranno a spuntare in edicola i calendari di attricette e veline che a vent’anni si spogliano previo ‘ritocchino’. Ragazzette finto oca – in realtà astute manager di sé stesse - ci racconteranno le solite menate sul nudo artistico ed intelligente, quando san bene (le puttane!) di essere state pagate profumatamente solo per far vedere le poppe.

La donna italiana sembra passata dalla filosofia del “tirarsela” a quella dello “sbattercela in faccia”: le ragazzine per strada, impietosamente noncuranti del girovita, vanno in giro con l’ombelico scoperto, il seno strizzato dal push-up e rialzato minacciosamente, come i cannoni di un incrociatore, all’altezza dei nostri nasi.

In questo esibizionismo furbetto e cerebrale, in questo culto del corpo fine a sé stesso, non c’è sesso, né seduzione, né complicità: la bionda nuda che ammicca dal cartellone ha la stessa carica erotica dei sottaceti che pubblicizza.
Ai nostalgici della freschezza complice delle pin-up suggerirei una visita alla terza pagina del tabloid popolare britannico The Sun, dove tradizionalmente viene pubblicata ogni giorno la foto di una giovanotta in topless (nelle foto, la modella del momento, Keeley Hazell). L’orrenda lingerie indossata dalle modelle ne garantisce la genuina estrazione popolare. La loro nudità si rivolge a un pubblico ruspante, di tifosi di rugby e bevitori di birra, e suggerisce un mondo semplice, giovane e vitale, dove una donna nuda è solo una donna nuda.

Nessuna pretensione intellettualistica, dunque, e nessuna ipocrisia: come quella, al contrario, del nostro più importante e "serio" quotidiano, il Corriere della Sera, paludato nella sua versione in carta stampata, ammiccante in quella on-line, con un'intera sezione dedicata ai calendari sexy dal 2001 ad oggi.


A chi pensa che queste ragazze siano solo delle povere mentecatte che non possono fare altro nella vita che mostrarsi in topless, ricordo il caso di Hedi Lamarr: la prima a mostrarsi nuda al cinema (nel 1933!), ma anche inventrice del brevetto di un sistema di modulazione per la codifica di informazioni da trasmettere su frequenze radio, oggi alla base di molti sistemi di telecomunicazione, compreso Internet.

"Donne, oltre le gambe c'è di più!". 

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