La grandezza, a due passi da casa

Un paio di anni fa mi lasciai convincere da una donna appena conosciuta - una demografa tedesca, sedicente amante dell’avventura, ma in realtà affetta da acuto ed irredimibile bovarismo - ad intraprendere un viaggio in Islanda. Fu in assoluto uno dei viaggi più balordi della mia vita: spesi un mucchio di soldi per vedere un paese deserto, un panorama monotono e squallido, e per di più soffrendo un freddo bestiale, in compagnia di una pedante professoressa che non cessava di interrogarmi come uno scolaretto...
Per dirla con le parole di un indimenticabile Alberto Sordi, nella parte del navigatore solitario:



solo... in assoluta meditazione... a contatto della natura più pura...: e' allora che capisci… quanto sei stronzo a compiere queste imprese, che non servono a un cazzo”.
Gli amanti dell’esotico a tutti i costi sarebbero stupiti di scoprire che, ad appena un’ora di autostrada da Roma, esiste un complesso montuoso di impareggiabile e selvaggia bellezza, il Gran Sasso d’Italia. Su quei monti ho le mie radici, e li conosco sin da bambino: la piana gloriosa di Campo Imperatore, così varia ed aspra da essere stata scenario di innumerevoli film, il Monte Camicia, Assergi, Fonte Vetica, i Prati di Tivo, la Rocca di Calascio, Santo Stefano di Sessanio (con le sue prelibatissime lenticchie), ed infine Castel del Monte, culla dei miei antenati.

A questa signora tra le montagne, i Meridiani Montagne dedicano una ricchissima monografia illustrata con un buon corredo cartografico, utile per chi voglia esplorare il Gran Sasso in bici o in arrampicata. Imperdibile.

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