Maschere nude



La nostra società ci offre una
apparentemente illimitata libertà nella costruzione della nostra identità. Ognuno di noi è invitato, attraverso una sorta di processo di autocoscienza individuale, a definire autonomamente sé stesso e la sua posizione nel mondo. Nel passato non era così: ognuno riceveva la propria identità dall’esterno, predefinita e tendenzialmente immutabile. Il figlio del contadino sapeva che avrebbe fatto il contadino, e che sarebbe stato definito comunque come tale per tutta la vita.
Tuttavia, proprio la tensione tra queste maschere predisposte e le aspirazioni individuali, finiva, di tanto in tanto, per produrre talenti eccezionali. L'attuale libertà crea invece smarrimento ed angoscia: la moda, l’ossessione per il corpo, le malattie come l’anoressia, il diffondersi patologico della chirurgia estetica, sono le spie di questo fenomeno.

Il fatto è che
paradossalmente, la maggiore libertà che ognuno ha di reinventarsi e di crearsi la propria immagine finisce per infrangersi nella povertà di mezzi a disposizione di ognuno. Pochi hanno davvero gli strumenti per elaborare autonomamente un concetto di sé. La maggior parte degli individui è costretta a rivolgersi all’esterno, verso modelli culturali che cambiano di continuo, secondo le mode. Di conseguenza la maggior libertà si traduce in una nuova schiavitù verso modelli esterni, tanto più insidiosa in quanto apparentemente accettata liberamente.

L'insicurezza sulla nostra identità, poi, deriva anche da un altro fenomeno paradossale, legato alla diffusione dell'IT. Oggi siamo invitati ad esprimerci e ad esternare, ma siamo al tempo stesso espropriati da quello che diciamo e manifestiamo su noi stessi. In sostanza produciamo prove che possono essere usate contro di noi.
Quello che definiamo di noi stessi rimane eterno, peggio che se fosse scolpito sulla pietra. Internet permette di conoscerci, ma aggredisce anche la nostra vita privata. Impressionante sapere che da Facebook non ci si può cancellare. Google crea una sempiterna memoria collettiva dalla quale è impossibile evadere. Siti come Flickr, YouTube, YouPorn, sono pieni di immagini rubate.

Me ne accorgo da fotografo: se un tempo fare una fotografia a una persona era considerato un complimento lusinghiero, oggi sono sempre più le persone che rifiutano quello che vivono come un gesto aggressivo.
Come gli africani, pensano che gli si stia rubando l’anima. E probabilmente non hanno tutti i torti.

L'identità non è più ciò che ci specifica e rende diversi, ma ciò che ci rende individuabili e tracciabili.
Il massimo della libertà nella costruzione dell’identità ha creato nuove schiavitù?


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