La tentazione del passato

La prima cosa che uno studente del Ginnasio cerca nel vocabolario di Greco appena acquistato è la parola “H KAKKH”, la cacca. La scoperta che anche i greci dalle pose guerresche e dai pepli candidi avessero dei bisogni corporali induce all'euforia: dopotutto erano umani anche loro! Sui romani non c’è invece dubbio di sorta: loro, si sa, gozzovigliavano alla grande. E se la scuola insiste a far studiare il Catullo dei mille baci e del passero di Lesbia, una buona edizione economica dei suoi Canti svelerà un autore molto più divertente, che contratta il prezzo con Ammiana la stramunta puttana, si fa invitare da Fabullo a scrocco, e promette incazzoso a un nemico “at meos iambos non effugies” (ma tu i miei giambi non sfuggirai).

Ho studiato greco e latino per cinque anni, al Liceo Classico. Ho dimenticato tutto subito dopo la maturità, e senza alcun rimpianto. Si tratta di un esercizio noioso e pedante volto solo a imparare
grammatica, regole e soprattutto eccezioni. Il risultato è che si perde completamente di vista quello che dovrebbe essere l’obbiettivo di questo tipo di studi: entrare in contatto con la civiltà classica. I nostri professori schifavano l’idea di rendere lo studio più attraente e interessante: in quegli anni la fondazione Latinitas portava avanti la creazione di neologismi latini (autocinetum = automobile) e addirittura la traduzione dei fumetti di Carl Barks (Donaldus Anas atque Nox Saraceni = Paperino e la notte del Saraceno), ma la faccenda era vista come un sacrilegio. Il latino è una lingua morta di vecchiaia e sepolta dai prof di liceo.

Apprendo dall’Economist che
gli studi classici stanno riprendendo vigore nei paesi anglosassoni. Mi auguro invece che in Italia vengano presto aboliti dal programma. Essi hanno a mio avviso il torto di perpetuare una illusione pericolosissima per il nostro paese: quella di appartenere a una civiltà superiore alle altre, e alla quale le altre sono solo tributarie.
La gran parte delle nostre frustrazioni nazionali, delle nostre avventure coloniali, delle pose ducesche, nasce da questa presunzione. Il peccato originale dell'Italia è il suo passatismo: dal RI-nascimento al RI-sorgimento la nostra ossessione collettiva è RI-pristinare il passato piuttosto che costruire il nuovo. Nello stesso anno in cui si alzava la Torre Eiffel a Parigi, monumento al progresso, a Roma si costruivano edifici coronati da quadrighe e statue in toga.
Credo che sarebbe bene svegliarci da questa illusione, ed uscire dall'ombra incombente dei nostri gloriosi antenati (pace all'anima loro). La psicanalisi insegna che si cresce solo quando si uccide il padre.

Sarebbe bello, a scuola, scoprire la fertilità del pensiero giuridico americano, apprendere la lezione della storia navale britannica, lasciar perdere Giovan Battista Marino e dedicarsi di più a Shakespeare. Il mondo del futuro avrà bisogno di ingegneri, non di filosofi, e parlerà inglese, non latino. Scordiamoci il passato, e cominciamo a guardare avanti, per il nostro bene.

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Vedi anche:
Come la moglie di Lot

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