Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2007

Ma il buonismo uccide.

Leggo sul Corriere l'articolo «Noi islamiche picchiate nel silenzio multiculturale» di MARIOLINA IOSSA. Souad Sbai, leader delle donne marocchine in Italia: «la vostra ipocrisia ci lascia sole. Sono le donne immigrate a pagare il prezzo più alto delle «bugie del multiculturalismo». Sono loro soprattutto a subire le conseguenze di un «buonismo ipocrita che fa male, non bene. La sinistra si riempie la bocca di questo multiculturalismo, del rispetto per le altre culture. Sono falsità. L’immigrazione è un problema di tutti, che va affrontato subito. O esplode». Avendo sempre avversato il buonismo, e il politicamente corretto, che ritengo una variante mielosa dell'ipocrisia e del farisaismo, queste parole sono un'autorevole conferma di quanto esso sia negativo e persino omicida.

Dievs, sveti Latviju

Immagine
Una grande bandiera lettone sventola su Palazzo Chigi, ed è una vera emozione per chi, come noi, tanto deve al piccolo paese baltico: ben due miei amici sono, infatti, felicemente sposati con ragazze lettoni, e quanto a me, ho passato a Riga i giorni più felici della mia vita. È in visita ufficiale a Roma la Presidente Vaira Vīķe-Freiberga , “ Brivibas Varda ”, ‘Guardiana della Libertà’, accolta con tutti gli onori. Lo merita del resto: questa signora elegante e gentile, che ho avuto l’onore di conoscere, è stata una grande guida per il suo Paese. Come tutte le donne che valgono davvero, non ha avuto bisogno di “quote rosa” per emergere. La sua biografia è eloquente: all’età di sette anni ha lasciato con la famiglia il suo Paese sconvolto dalla guerra. Ha vissuto in Germania, in Marocco e in Canada, dove ha insegnato Psicologia all’università di Montréal. Nel 1998, pochi anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la riconquista dell’indipendenza della Lettonia, è tornata in patria e l

Io sono Euroentusiasta !!!

Immagine
Il 25 marzo, cinquantesimo anniversario della stipula dei trattati di Roma, meritava forse di essere festeggiato con maggior calore dai popoli europei. Come ci ricorda Geoffrey Wheatcroft sull’IHT , sono stati 50 anni incomparabilmente felici, per l’Europa, specie se confrontati con i cinque lustri precedenti, segnati da due guerre mondiali. Lo scetticismo riguardo all’Europa dunque, appare esagerato e non rispondente alla realtà dei fatti. C’è, e palpabile, un sentimento di perplessità per l’ultimo grande Allargamento della Comunità a 10+2 nuovi paesi. In realtà, se l’ammissione di Bulgaria e Romania è stata prematura, se quella di Malta superflua - se non per fini geostrategici, e comunque nell’interesse italiano - e quella di Cipro decisamente incauta, gli otto paesi dell’Europa Centro-orientale hanno meritato pienamente la fiducia loro accordata. Tutti i paesi ex socialisti hanno portato una salutare ventata di liberismo e realismo politico in un’Europa ingessata da un sotterraneo

Generare classe dirigente

Immagine
Dal rapporto "Generare Classe Dirigente" della LUISS, 2007

Quant'è bella l'Italia nella mischia

Immagine
Mi sono cimentato col rugby in un paio di occasioni, una nel lontano 1980, in Irlanda, nello storico stadio di Lansdowne Road, a Dublino, e una decina di anni più tardi, quando il leggendario capitano maori degli All Blacks, Wayne “Buck” Shelford , che allora correva con gli Hash House Harriers di Roma , ci insegnò alcuni passaggi e la famosa haka “Ka Mate”. In entrambe le occasioni mi sono divertito moltissimo, pur uscendone malconcio. Non posso che rallegrarmi che questo formidabile sport stia prendendo piede anche in Italia. Il torneo delle Sei Nazioni che si è chiuso oggi è stato il più fulgido per i colori italiani, con ben due vittorie. La nostra squadra comincia ad essere presa sul serio: sono ben lontani i tempi in cui la Tv francese, per annunciare un match con l’Italia mandava un trailer con una tizia che dava una schicchera ad un’oliva su una pizza dicendo “O-là-là, les Italiéns jouent au Rugby!”. Nell’Italia calciodipendente, dove si va allo stadio come alla guerra, e un in

Per amore di una rana…

Immagine
Per rane e rospi è iniziata la stagione degli amori: i maschi della specie iniziano veri e propri viaggi per raggiungere le compagne ed insieme accoppiarsi e deporre le uova. Solo che il loro percorso passa spesso per strade trafficate, attraversate da automezzi in velocità: una buona parte di questi romantici migranti dell’amore, quindi, muore tragicamente prima del traguardo. Per fermare la strage, ci dicono, Legambiente promuove la «Notte dei rospi» , con volontari il cui compito sarà quello di raccogliere i rospi e portarli dall’altra parte della strada. Onestamente, non trovo parole per esecrare persone che – sicuramente animate dalle migliori intenzioni – vogliono trasformare un’epocale avventura in cerca dell’amore in un viaggio organizzato, e che interferiscono nella più sacra delle leggi di Natura: quella per cui solo i migliori sopravvivono e si riproducono. Certo, per i rospi il tragitto sarà assai più breve, comodo e sicuro. Ma scopriranno a loro spese, probabilmente, che

Peggio del manganello è l'inerzia

È dai tempi del liceo, quando il mio prof di letteratura mi faceva conoscere alcuni dei più interessanti intellettuali contemporanei, intervistando i quali aveva scritto il suo “La trappola e la nudità”, sui rapporti tra scrittori e potere, che mi vado interrogando sul tema del rapporto col potere. Dopotutto anch’io sono in una posizione di potere, rappresento lo Stato, e dipendo, sia pure mediatamente, dal potere politico. Come ci si pone dunque di fronte al potere, senza asservirsi? Viene quindi opportuna una rilettura di “Animal Farm” di Orwell, nel pregevole testo originale inglese. È – come noto - una metafora della dittatura, che nasce e si sviluppa a causa della violenza prepotente di pochi (i maiali), dello sciocco servilismo delle pecore, dell'aiuto dei mastini (la forza), ma soprattutto, grazie alla silenziosa e paziente rassegnazione degli Animali della fattoria. Alcuni più zelanti, come il cavallo Gondrano, amico di Benjamin the donkey, che risponde a tutti i dubbi id

Namárië

Ai! Laurië lantar lassi súrinnen Yéni únotimë ve ramar aldaron ! Yéni ve lintë yuldar avánier mi oromandi lissë-miruvóreva Andúnë pella, Vardo tellumar nu luini yassen tintalar i eleni ômaryo airetari-lirinen. Si man i yulma nin enquantuva ? An si Tintallë Varda Oiolossëo ve fanyar máryat Elentari ortanë ar ilyë tier undulávë lumbulë; ar sindanóriello caita mornië i falmalinnar imbë met, ar hisië untúpa Calaciryo míri oialë Si vanwa ná, Rómello vanwa, Valimar! Namárië! Nai híruvalyë Valimar. Nay elyë hiruva. Namárië! I amar prestar aen, han mathon ne nen, han mathon ne chae a han noston ne 'wilith il. (il mondo è cambiato, posso sentirlo nell'acqua, posso sentirlo nella terra posso respirarlo nell'aria) J.R.R. Tolkien

Il grand'uomo

Immagine
Robert Musil " L'uomo senza qualità ".

Arbiter Elegantiarum, Moi ?

Una mia bella collega in una mail pubblica mi definisce “ arbiter elegantiarum ”. Proprio io, che vesto sempre e solo di rosso; che per la mia trasandatezza ho fatto sempre disperare tutte le mie fidanzate (tranne una sciattona tedesca); e qualunque cosa faccia sarò sempre ricordato solo per la mia passione per gli abbigliamenti ‘non consoni’ (tra cui una memorabile mise sandali - camicia hawaiana - bermuda, esibita negli austeri corridoi della Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione)? Questa sì che è bella.

Sulla zattera della Medusa

Immagine
Il 1° marzo del 1999 cominciava a Roma il Secondo Corso-Concorso di Formazione Dirigenziale presso la Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione. Sono uso commemorare quell'evento con una copertina del Controsito . Quest'anno mi è venuto in mente di usare come illustrazione il quadro "La Zattera della Medusa" di Théodore Géricault. La scelta non è stata meditata, ma freudianamente inconscia: me ne sono accorto andandomi a rileggere la storia del naufragio della fregata La Méduse, avvenuto nel mare africano nel 1816. In sintesi, il comandante, Hugues Duroy de Chaumareys, dopo aver portato - per incompetenza, e perché si ostinava ad usare carte non aggiornate e a non dar retta ai suoi più giovani ufficiali - la propria nave ad incagliarsi, l’abbandonò per primo sulle poche scialuppe disponibili, insieme agli ufficiali ed ai passeggeri più importanti. Il resto dell’equipaggio prese posto su una zattera al traino delle scialuppe. I nobili occupanti di queste, però, ben