Sdraiami !

Già Ovidio diceva che è importante che l'uomo sappia prendere l’iniziativa ( quella “vis grata puellis”, frase che tutti gli avvocati abusano nei processi per violenza carnale, ma che in realtà è un incoraggiamento all’intraprendenza, non allo stupro), quindi il problema esisteva anche nell'antichità. Secondo Berarda del Vecchio ora però la situazione del maschio italiano è drammatica, “con testosterone ed ironia ai minimi storici” e ci ha scritto un divertente libro, “Sdraiami”, Castelvecchi editore, un grido di dolore per il maschio che non c’è più o che, quando c’è, fa finta di niente. L’autrice lamenta: “È come se gli uomini avessero perso completamente una lingua, una grammatica, un codice, non sanno più corteggiare una donna”. E così propone una terapia shock: «Smettila di parlarmi, tesoro, sdraiami». Una vera implorazione:


“Cosa dovresti fare? Ceniamo in fretta, portami via da qui e, santiddìo, SDRAIAMI! Sdraiami sul cofano della macchina al posteggio sotto casa, sul prato al campetto davanti casa, sdraiami in ascensore, per le scale, in cucina, trascinami per i capelli fino al letto, sbattimi come un Kilim afghano, voltami come una omelette, spianami come una crêpe, intònacami sul muro, ripassami come un esame fuori corso, come un brasato in padella, entrami duro come Cannavaro, vai giù di testa come Zidane, stendimi sul materasso, stendimi come Materazzi, stendimi fuori come i panni, mandami fuori come uno shuttle, fammi tutto quello che non ti ha detto mamma, che non hai mai fatto ad Alessia, a Marina o come cazzosichiama quella anoressica col nasone che non sapeva fare le pompe, e di cui credimi, io per me non avevo nessunissima esigenza di sapere niente, e tantomeno delle pompe. Sdraiami come una sdraio, come un destro in piena faccia, come un’insolazione, come un treno preso in pieno, mettimi sotto come uno zerbino, mettimi sopra come un’amarena sulla panna. Fammi, dimmi, entra, esci, fai lo scherzo del torno subito, del vengo dopo, del non vengo ma tengo, fai quello che ti passa in quella tua testolona bacata, basta che non mi continui a parlare di te, dell’altra, delle altre, delle tue incrinature, delle tue crepe, del tuo passato, del tuo presente, del tuo futuro, delle tue ragnatele mentali. Fai il camionista napoletano, l’amaro lucano, il pastore abruzzese, il pastore maremmano, il leghista analfabeta, il montanaro alla Gustav Thoeni che non dice mai una parola ma chiava anche le serrature delle porte, fai la minoranza etnica, il centro, la destra, la sinistra, la maggioranza silenziosa. Fai quello che cazzo ti pare, ma sdraiami!”.
«SDRA-IA-MI!»

Assolutamente esilarante questo pamphlet, 10€ ben spesi; c'è anche un sito accattivante, con il test “Smaschera il maschio” e il video della presentazione alla Feltrinelli, imperdibile.

Però la crisi - indiscutibile - del maschio italico è solo la metà del problema: c’è anche una tragica (o meglio, tragicomica) crisi della donna italiana.
Sarebbe bello che qualcuno scrivesse la risposta maschile ("Stimolami"?) a questo libro. Potremmo anche noi raccontarne di tutti i colori su incontri da incubo: l’affabulatrice esperta della vita che si racconta a più non posso, e ti ammorba fin dentro il letto raccontandoti in dettaglio dei suoi passati amori; l’algida accademica che sale in cattedra e gioca a smontarti, per poi lamentarsi di non sentirsi desiderata; la tipa modello GT (non sta per granturismo) che si presenta con scollatura a vertigine e la minigonna inguinale ma con gli occhialoni scuri e poi magari vuole che la guardi negli occhi…
Farsi venire voglia di sdraiare donne così, ce ne vuole...

Gli uomini sono andati in crisi per colpa delle donne, o viceversa? La crisi del maschio italiano è causa o conseguenza della crisi della donna italiana? Difficile dirlo, come discettare della precedenza dell’uovo sulla gallina. Ma è una realtà che uomini e donne di questo paese non si trovano bene insieme, e non sanno parlarsi, cercarsi, trovarsi. Chiunque sia stato a cominciare, c’è ormai, tra loro, una tale montagna di ciarpame psicologico e culturale, di pregiudizi, di diffidenze, che lo iato di incomunicabilità è totale; cosicché quello che dovrebbe essere un incontro naturale e spontaneo, oltre che piacevole e spensierato, è diventato un’ardua arrampicata, una schermaglia lunga, estenuante, e, spesso, inconcludente.

Quindi perfettamente condivisibile la scelta dell’autrice di guardare oltreconfine:
“per realizzare finalmente un incontro decente nella mia vita, ho dovuto abbandonare il mercato nazionale e rivolgermi a un prodotto d’importazione. Anche questo dovrebbe farci riflettere: amici e amiche, fatemi dire che se il prezzo da pagare per la felicità è questo, allora viva l’immigrazione, il meticciato, il cross-over, l’imbastardimento e tutto quello che vi pare. Non voglio farvi un pippone sociologico, anche perché sono troppo impegnata a godermela. Ma certe volte capisco perché l’Italia è un Paese, come dicono, a crescita, zero. Nel senso che, con maschi italiani come questi (il primo che mi fa l’elogio del maschio italiano gli tiro una pizza in faccia), è già tanto se riesci a sposarti. Farci un figlio? No grazie.”
Sottoscrivo in pieno, dal versante maschile: viva il meticciato, e viva le donne straniere. Infatti tanto io che i miei amici abbiamo trovato la felicità con ragazze d'altrove, riproducendoci e dando vita a una nuova generazione di belle bambine italo-qualcosaltro. E del resto se il 10% dei nuovi nati in Italia, al netto dell’immigrazione, ha una madre straniera, qualcosa vorrà pur dire. I demografi che consumano la loro vita - contenti loro - a studiare i trend riproduttivi, ignorano questa semplice verità: italiani e italiane non figliano tra loro
perché non si sopportano più.

Mi domando solo se e quanto a lungo la simpatica Berarda resisterà col suo maschione straniero, e se non si farà venire nostalgia dell’uomo italiano - magari timido e impacciato, ma pieno di complimenti ed attenzioni, e soprattutto di tanta, tanta santa pazienza. Insomma, mi auguro che non faccia come quella mia povera amica italiana, sposata con un tedesco un po' freddino che poi si fece l’amante italiano, cui però rimproverava di amarla “troppo” ...

... e, nell’attesa di un impossibile termostato per le relazioni tra i sessi (“troppo caldo? troppo tiepido? va bene così?” e cavolo, mica siamo dal parrucchiere ... ), mi chiedo se queste nostre compatriote non siano eternamente scontente e sempre in cerca, perché vogliono - come bimbe viziate - tutto, il contrario di tutto, e il contrario del contrario di tutto; se insomma in un uomo non cerchino - più che un compagno - una figura paterna, un tour operator, un cicisbeo, un amico, uno psicanalista, un organizzatore della loro vita, un tutore severo dal quale finalmente farsi dire cosa vogliono e di cosa hanno bisogno, perché nemmeno loro lo sanno bene…
Ma vale la pena di sbrogliare questa intricata matassa? Io onestamente trovo di no. La vita è troppo breve per perderla addentrandosi nei tortuosi labirinti mentali delle nostre conterranee complessate.

Quindi ognuno per la sua strada, a sdraiarsi con chi gli pare e piace, purché non con un/una connazionale… e buona fortuna a tutti/e ! Chi vuol esser lieto, sia...

Commenti

  1. Definitivamente condivisibile. Credo, tuttavia, che c'entri qualcosa anche la cultura del post-sessantotto. Che ha fatto delle donne dei mezzi uomini e degli uomini italiani delle mezze donne. Insegnando alle une che bisogna copiare i maschi ed agli altri che è politically correct trasformarsi in eunuchi.
    G

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